Uccise il socio, condannato a 16 anni

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E’ STATO lui ad uccidere il socio in affari Raffaele Cavaliere, colpendolo con oltre cinquanta fendenti inflitti su tutto il corpo con un cutter. E’ questa la convinzione del giudice Andrea Scarpa che ieri mattina ha pronunciato la sentenza di condanna nei confronti di Pietro Ragazzo, 52 anni, unico indagato per il delitto dell’ ‘amico’ imprenditore trovato morto nella propria auto a Gaggio di Castelfranco nel giugno 2018. Sedici gli anni che dovrà scontare Ragazzo dietro le sbarre. Il pm Niccolini ne aveva chiesti diciassette su una pena iniziale di venticinque, ridotti di un terzo per effetto del rito abbreviato.

La difesa, rappresentata dagli avvocati Mario Marchiò e Tommaso Creola, puntava invece all’assoluzione per il proprio assistito - che si proclama innocente -, ritenendo non siano state prese in considerazione piste alternative. «Non mi aspettavo una sentenza di questo genere: siamo dinanzi ad un processo grandemente indiziario dove ogni conclusione logica era falsificata da una contraria – afferma il legale Mario Marchiò – Ad esempio dove è stato ucciso Cavaliere? Non si sa, non ci sono impronte. Pare poi che durante il presunto trasporto del cadavere da Castelfranco a Gaggio i telefoni di Ragazzo e Cavaliere abbiano agganciato celle differenti. Inoltre quando l’imputato era già a casa il telefono di Cavaliere ha effettuato telefonate ma a se stesso: situazione strana. Infine non vi sono impronte sul cutter trovato nel magazzino di Ragazzo. Noi – conclude Marchiò – come l’imputato insistiamo sul coinvolgimento di altre persone. E’ letteraemente impossibile formulare una teoria da proporre: ci sono ancora troppi punti oscuri». Della stessa idea il collega Creola: «Una sentenza mite per la tipologia del reato, un delitto efferrato ma siamo certi che Ragazzo sia innocente. Credevamo nella richiesta assolutoria e faremo ricorso». Secondo la pubblica accusa, invece, in base alle indagini svolte dagli uomini della squadra mobile, non vi sono dubbi sulla colpevolezza di Ragazzo che avrebbe ucciso il socio a seguito di una discussione per poi abbandonare il cadavere a bordo dell’auto rinvenuta nella piazzola ai lati della strada. Le immagini di videosorveglianza ritraggono l’imputato sul luogo dell’omicidio così come le celle telefoniche. Gli affari di Ragazzo erano legati a quelli della nota famiglia Sarcone tanto che i militari, dopo il delitto, hanno dato esecuzione al provvedimento di sequestro, su richiesta della Dda, nei confronti dei fratelli Sarcone. Beni per 8 milioni di euro tra cui la Edilpiù Srl di Ragazzo, in via Pergolesi. Davanti al giudice l’imprenditore edile aveva rotto il silenzio durato mesi, dichiarandosi innocente e indicando ‘piste’ alternative. Sarebbero state altre persone, secondo l’imputato, ad uccidere il suo socio che risultava essere stato minacciato da ignoti.