Uccise la moglie a Modena, è in semilibertà. La mamma di Giulia: "Presa in giro"

Galiotto fu ammazzata nel 2009 da Marco Manzini. Giovanna Ferrari: "Doveva uscire di prigione nel 2028, giustizia troppo morbida con lui"

Giulia Galiotto, uccisa a trent'anni dal marito Marco Manzini

Giulia Galiotto, uccisa a trent'anni dal marito Marco Manzini

Modena, 11 settembre 2022 - Con terrificante e lucida brutalità ha ucciso la moglie Giulia Galiotto colpendola con una pietra alla testa. Dopo di che ne ha inscenato il suicidio. Nel 2013 per lui, il tecnico di San Michele dei Mucchietti Marco Manzini, oggi 48enne, la Cassazione aveva confermato la condanna a 19 anni e 4 mesi di reclusione.

Uccise la moglie, la madre di Giulia Galiotto: "Semilibero? Continuiamo a lottare"

Eppure l’uxoricida da febbraio è in stato di semilibertà, in prova presso i Servizi sociali. Non è ancora il fine pena definitivo, anticipato per buona condotta al 2025 (matematicamente era il 2028), ma ha già ripreso una vita ‘normale’ e, nonostante abbia cancellato un’altra vita, ha offerto "come azione riparatoria risarcitoria volontaria" 50 euro al mese alla famiglia.

Era l’11 febbraio del 2009 quando Manzini chiamò la moglie al telefono invitandola a casa dei propri genitori "per mostrarle una cosa". Poco dopo l’atroce delitto: l’uomo la colpì con una pietra a suo dire trovata nel garage dell’abitazione con otto, nove colpi alla testa. Manzini poi gettò il corpo nel Secchia, simulando successivamente il suicidio della vittima.

I genitori di Giulia hanno scoperto come il 48enne sia ora in semilibertà attraverso una lettera dei legali difensori dell’uomo. Nella missiva i legali fanno presente come Manzini sia disposto, "nei limiti delle sue disponibilità economiche" a versare ai genitori della vittima 600 euro annuali, cinquanta euro al mese. "Tale proposta deve essere letta in ottica di manifestazione della volontà di avvicinamento del Manzini ad un’ipotesi di mediazione penale" si sottolinea. Si ribadisce poi come, nel caso di rifiuto, l’importo – amara ironia – sarà devoluto ad una associazione che si occupa di violenza di genere.

"Noi non accettiamo alcuna mediazione e sicuramente quelli cattivi ora sembreremo noi – sottolinea la mamma di Giulia, Giovanna Ferrari – Manzini mi vuole incontrare? Lo faccia per dirmi la verità e non le frottole che ha raccontato in tribunale. Questa è pornografia del dolore: non siamo in televisione, questa è la vita reale. Quello che posso fare è una denuncia istituzionale. Quella notte, dopo aver ammazzato mia figlia – sottolinea Ferrari –, ci ha chiamato prendendoci in giro. Abbiamo assistito alle schifezze che ha detto su di lei in tribunale e non ha mai mostrato pentimento. Oggi noi non sappiamo dove sia e chi lo controlli mentre lui sa tutto di noi. Metti caso che noi avessimo paura? Chi ci garantisce che questo individuo non ci venga a cercare?".

Giovanna fa presente come a Manzini fosse già stata scontata la pena con il rito abbreviato "con uno sforzo notevole da parte della giustizia per minimizzare il suo gesto – afferma – che da delitto premeditato era stato ‘ammorbidito’ in delitto d'impeto per scompenso emozionale e il delitto d’impeto, in un altro caso, è stato bannato dalla Cassazione. E’ già stato fortemente aiutato, graziato dalla giustizia che è stata molto generosa con lui – sottolinea Ferrari – Il fine pena sarebbe stato, grazie alla ‘buona condotta’, nel 2025 ma i 19 anni sarebbero ‘scaduti’ nel 2028. Poi ci arriva questa lettera per metterci al corrente che, essendo lui in questa situazione di fine pena ma in misura alternativa alla detenzione è tenuto a dimostrarsi ben disposto verso la famiglia della vittima: deve far vedere che si sta comportando in modo corretto. Ma noi abbiamo scoperto che lavora a tempo indeterminato in un’azienda: quindi la giustizia continua a prendere in giro chi ha subito. A noi non interessano i soldi: ciò che uccide nuovamente Giulia è quella che qualcuno osa chiamare giustizia".