"Un nuovo ’Sessantotto’? Sono eventi sempre inaspettati"

Oggi la professoressa. Marica Tolomelli. terrà la conferenza dal titolo. ’Il sogno della rivoluzione’.

"Un nuovo ’Sessantotto’?  Sono eventi sempre inaspettati"

"Un nuovo ’Sessantotto’? Sono eventi sempre inaspettati"

Oggi alle 17.30, nella Sala Verde della Fondazione Collegio San Carlo, nuovo appuntamento del ciclo di lezioni ‘Rivoluzioni. Trasformazioni sociali e politiche nella storia e nella cultura moderna e contemporanea’. La conferenza dal titolo ‘Il sogno della rivoluzione. I movimenti giovanili e l’utopia di una società nuova’, tenuta da Marica Tolomelli, professoressa di Storia contemporanea all’Università di Bologna, è dedicata all’analisi dei movimenti studenteschi e giovanili di contestazione della seconda metà degli anni Sessanta, con attenzione alla formazione di tali movimenti, agli attori sociali coinvolti, alle loro matrici culturali e politiche e agli obiettivi perseguiti.

Quali sono i temi al centro della sua conferenza?

"I punti evidenziati dal titolo: rivoluzione, contestazione, il ruolo dei giovani nei processi di trasformazione culturale e politica delle società. Lo sguardo sarà rivolto al passato, a un particolare periodo della storia italiana e transnazionale del cosiddetto ‘lungo dopoguerra’, ma con un’attenzione particolare anche alla realtà che ci circonda".

Qual è ‘Il sogno della rivoluzione’?

"Credo che sia più appropriato parlare di un’esperienza della rivoluzione che non di un sogno. Senza voler enfatizzare ingiustamente la portata dei mutamenti evocati dalla cifra Sessantotto, penso che i soggetti abbiano vissuto una rivoluzione esperienziale, protagonisti di dinamiche sociali e culturali estremamente effervescenti, così da scombussolare la vita sia individuale che collettiva, rimettendo in discussione il corso dell’esistenza e le aspettative future. Un futuro che si inizia a pensare come plasmabile a partire da un intervento sul presente".

Sarebbe possibile un altro ‘Sessantotto’?

"Il ‘Sessantotto’ giunse del tutto inaspettato, scosse profondamente le società e i governi che ne furono attraversati proprio perché colse di sorpresa. Dunque, un Sessantotto può essere possibile anche quando meno ce lo si aspetti. Oggi però il mondo pare appartenere completamente a un’altra epoca, sono intervenuti mutamenti antropologici enormi, processi apparentemente contraddittori, ma in realtà interrelati, di globalizzazione e omologazione sono accompagnate da dinamiche di frammentazione e chiusura sociale difensiva. Per non parlare della sfera pubblica, sempre meno capace di governare il confronto sulle molteplici questioni del tempo presente. Con l’avvento dei new media sono cambiate non solo le modalità comunicative ma anche le possibilità di costruzione di discorsi condivisi"

Una società nuova: è davvero un’utopia?

"Assolutamente no, se partiamo dal presupposto che non è corretto pensare le società come entità statiche. Alcune si trasformano molto lentamente, altre sono più disposte al mutamento, a riconfigurarsi, spesso per ragioni storiche e culturali. Ma nessuna società è immune al rinnovamento. Dunque nessun timore a immaginare la possibilità di una società nuova".

Maria Silvia Cabri