"Un operaio ha il diritto di tornare a casa Questa sentenza restituisce un po’ di dignità"

Le mamme dei due giovani morti nel 2012 sotto le macerie: "Almeno in parte giustizia è stata fatta, qualcosa finalmente si è mosso"

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Cita De Filippo per dire che di certo la perdita di un figlio non la si può risarcire, spiega che sì, la sentenza civile è già qualcosa, ma che, in fondo, se l’aspettava più dal procedimento penale, archiviato, però, oltre sei anni fa. La mamma di Giordano Visconti, Anna De Prisco, 76 anni, la sua battaglia la porterà comunque avanti "fino a Bruxelles". Non è per il senso della rivalsa, ci tiene a chiarire, ma per un motivo ben differente: "Sì, speravo più in una ’vittoria’ processuale dal punto di vista penale. Ma non perché ci tenga a vedere altre persone soffrire. Ci mancherebbe – dice De Prisco – dopo quello che abbiamo passato. Avrei piuttosto voluto vedere una condanna penale perché certe leggi dovrebbero cambiare. Per far capire a tutti che il fatto che un operaio torni a casa è un diritto sacrosanto ed inviolabile. Se mio figlio fosse morto con la violenta scossa del 20 maggio, io non avrei potuto dire niente. Ma Giordano – ripete Anna De Prisco – ha perso la vita il 29, quando tutti sapevano che qui capannoni erano stati costruiti seguendo le norme dell’epoca. Quando era evidente a tutti che la terra in quei giorni stava continuando a tremare. Ogni giorno c’erano delle scosse e alla fine è andata come sappiamo, è arrivata quella che i capannoni li ha fatti crollare". La madre di Giordano Visconti, che a più riprese, anche nel recente passato, ha chiesto pubblicamente la riapertura del procedimento penale, prova poi a descrivere, sempre che ciò sia possibile, che cosa siano stati questi dieci anni, perché a fine mese sarà trascorso esattamente un decennio dalla morte di suo figlio. "Dietro la tragedia, dietro ad una tragedia come quella di perdere un figlio c’è davvero il mare. C’è un mare di dolore. Io – ricorda la 76enne – prima della morte di Giordano ero una persona gioiosa, molto. Amavo sorridere. Oggi, a distanza di dieci anni, non riesco nemmeno a guardare i programmi che fanno ridere alla televisione. Ormai mi ritrovo di più nel guardare quelli che parlano di cronaca. È impossibile risarcire una perdita così grande. Io mi sono impoverita dieci anni fa e non sto certo parlando di soldi. Quelli del risarcimento li userò per portare avanti la battaglia per mio figlio Giordano".

Anna Cannavacciuolo, la mamma di Biagio Santucci, operaio morto a 24 anni sotto le macerie della Haemotronic, deve ancora metabolizzare la notizia della sentenza civile che ha stabilito la responsabilità della biomedicale di Medolla nella morte di suo figlio come di quella di Giordano Visconti: "Ciò che posso dire per il momento – spiega – è che almeno in parte giustizia è stata fatta. Qualcosa evidentemente si è mosso. Avrò modo di confrontarmi con il mio avvocato sul contenuto della sentenza, ma di certo è un atto che ridà un po’ di dignità e rende possibile anche l’opportunità di fare qualcosa in futuro in ricordo di Biagio e di Christian, l’altro mio figlio che ho perso qualche anno fa. Intendo qualcosa di benefico per tenere vivo il loro ricordo dopo tutto quello che è successo".

Proprio in questi giorni, a fronte dell’avvicinarsi del decennale del terremoto in Emilia, avevamo parlato con Anna Cannavacciuolo della causa civile che fino a quel momento era approdata a nulla. La mamma di Biagio Santucci ci aveva spiegato in quella occasione quanto pesasse quel silenzio dal tribunale, come fosse in attesa di una verità, dopo l’archiviazione del procedimento penale. Alla vigilia del decennale del sisma, quell’attesa è finita.

Francesco Vecchi