Una casa-museo accanto al cimitero ebraico

Finale Emilia, l’associazione Alma Finalis ha svelato lo studio di fattibilità per allestire la dimora del custode: teche e postazioni multimediali

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C’era una volta la casa del custode, accanto all’antico cimitero ebraico di Finale: questo edificio, oggi praticamente diroccato, potrebbe diventare la sede del Museo dell’Ebraismo finalese. Al momento è una suggestione, un’idea, magari un sogno, eppure già qualcosa si muove: in occasione della Giornata della cultura ebraica, l’associazione Alma Finalis che da anni si occupa della cura del cimitero ebraico (soprattutto grazie agli studi e alla passione di Maria Pia Balboni) ha presentato uno studio di fattibilità, redatto dall’architetto Gherardo Braida, per il recupero dello stabile e il suo allestimento come spazio museale. "È un percorso che l’amministrazione comunale vuole affrontare per unire memoria e futuro", ha detto il sindaco Marco Poletti, introducendo l’incontro. Complessivamente, secondo una prima stima, i lavori potrebbero richiedere un investimento di almeno 700 - 800mila euro, e si confida di poter accedere a bandi con risorse specifiche.

L’architetto Braida ha ripercorso la storia dell’edificio che esisteva già nel primo ‘600 e compare infatti anche nelle mappe del tempo. Nel ‘700 la casa venne ampliata per crearvi anche un locale per le esequie: attraverso una porta, si accedeva al vicino cimitero ebraico. La casa è rimasta di proprietà della Comunità ebraica di Modena fino al 2000, quando è stata ceduta al Comune di Finale. Negli anni non è stata più abitata e via via è andata in rovina. Secondo le linee del progetto, il museo dovrebbe essere realizzato al piano terra dell’edificio ricostruito, su una superficie di circa 150 metri quadri: al piano superiore, troverebbero spazio le dotazioni tecnologiche e gli impianti per il controllo della temperatura e dell’umidità. "Il museo – ha sottolineato l’architetto Braida – dovrebbe poter contare su diverse teche per esporvi preziosi materiali storici, documenti e oggetti, che si riferiscono all’antica comunità ebraica finalese. Si dovrebbe poi pensare a postazioni multimediali interattive con narrazioni e testimonianze, sull’esempio di quanto è stato già fatto al Meis di Ferrara".

Fra la casa del custode e il cimitero ebraico c’è un’ampia area verde (più di mille metri quadri) che si desidera allestire come spazio di quiete e di riflessione, "magari un Giardino dei Giusti, come è stato fatto in varie città", ha aggiunto Maria Pia Balboni. Potrebbe trattarsi di un ‘horto’ chiuso e recintato, come luogo di meditazione, oppure di un prato verde aperto, quasi un ideale prolungamento dei vicini Giardini pubblici. Di certo il recupero di questo suggestivo comparto valorizzerebbe ulteriormente (anche in chiave turistica) il patrimonio di storia che Finale custodisce. Fondato nel 1600 da Donato Donati, che acquistò il terreno con l’autorizzazione del duca Cesare d’Este, il cimitero ebraico finalese è fra i più antichi e preziosi dell’Emilia Romagna: i volontari di Alma Finalis si occupano anche di organizzare periodiche aperture e visite guidate.

Stefano Marchetti