VALENTINA REGGIANI
Cronaca

Una paga da fame. Video virale sul web: "Ho lavorato sei ore. Mi dai solo venti euro?"

Modena, giovane cameriere filma la discussione con il ristoratore "Non voglio rovinare nessuno, l’ho fatto perché non accada più".

Una paga da fame. Video virale sul web: "Ho lavorato sei ore. Mi dai solo venti euro?"
Una paga da fame. Video virale sul web: "Ho lavorato sei ore. Mi dai solo venti euro?"

"Il mio obiettivo? Evitare che altri giovani come me vengano sfruttati in silenzio. Non mi interessa vendicarmi, desidero soltanto che vengano riconosciuti i diritti di chi lavora". È diventato virale in pochissimo tempo il video-denuncia postato su Tik Tok da un cameriere 21enne di Modena. Il ragazzo ha ripreso con una videocamera nascosta la discussione andata in scena lunedì notte con il datore di lavoro che avrebbe voluto pagare il giovane, in nero, soltanto venti euro a fronte delle sei ore di turno all’interno del suo locale. "Ho deciso di non accettare quella banconota per una questione di principio – afferma Chinwi, questo il suo nome – ho lavorato e faticato, non sono certo andato a rubare. Il mio obiettivo, però, non è quello di far finire questa persona sui giornali: non voglio rovinarlo. Intendo piuttosto porre l’attenzione su ciò che è accaduto".

È stato un amico a proporre al 21enne di lavorare nel ristorante modenese. "Continuavo ad inviare curriculum ma senza mai ottenere risposte. Sono rimasto senza lavoro – spiega – così il mio amico mi ha proposto di lavorare in nero nel ristorante in cui lavorava lui. ‘A me ha dato 50 euro per quattro ore’, mi ha detto. Per questo motivo ho accettato e lunedì sono stato chiamato. Nessuno mi ha parlato di ‘prova’ – contina Chinwi – ed io, all’arrivo nel locale, non ho chiesto né l’orario né la paga poiché non volevo apparire come il giovane ‘svogliato’. Ho lavorato per sei ore, dalle 18 a mezzanotte e non non mi sono fermato neppure per una pausa di dieci minuti. Lo so fare questo lavoro – sottolinea – avevo seguito alcuni catering e avevo lavorato nei bar. Fatto sta che, a mezzanotte, il titolare ha detto al collega di pagarmi venti euro per la prova, affermando che mi avrebbero ricontattato. A quel punto mi sono ribellato e ho filmato tutto per tutelarmi, altrimenti non mi avrebbe creduto nessuno". Il giovane spiega di aver fatto presente al datore di lavoro che all’amico aveva consegnato cinquanta euro per quattro ore di lavoro. "Ho chiamato davanti a lui il mio amico, che ha confermato. Dopo di che ha iniziato a contrattare come se fossimo al mercato: ha provato con trenta euro, poi con quaranta e per zittirmi alla fine mi ha dato cinquanta euro. Sono situazioni che ho già vissuto: durante il covid ho lavorato in un’azienda di mascherine, 28 giorni su trenta per poco più di mille euro al mese. Ora, finalmente, mi ha chiamato un’azienda in cui sono felice di andare a lavorare. È servito pubblicare questo video? Sicuramente sì perchè tanti giovani che avevano paura di denunciare hanno raccontato le proprie storie. Non puoi pretendere di pagare un’ora di impegno e fatica tre euro e se continuiamo a stare zitti, lo sfruttamento va avanti. Le persone e i giovani soprattutto devono iniziare a far valere i propri diritti".

Intanto il mondo sindacale denuncia l’accaduto: "Purtroppo non è un caso isolato – sbotta Alessio Festi, responsabile turismo e ristorazione della segretaria Filcams di Modena – Insieme a noi sindacati devono impegnarsi tutti per evitare di arrivare a forme di lavoro che rasentano, e forse non solo rasentano, lo schiavismo vero e proprio". "Gli imprenditori che propongono stipendi con valori più bassi del contratto e in nero – aggiunge Fiepet Confesercenti Modena – fanno concorrenza sleale a tutte le imprese che seguono le regole".