"Una pianta per salvare Solgarden" La cooperativa gioiello ora vacilla

Nata per offrire opportunità di lavoro ai più svantaggiati, è stata travolta dalla crisi per il Covid "Fatturato in calo del 40%"

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Il tam tam circola da qualche giorno: ‘Adottiamo una piantina per salvare Solgarden’, la cooperativa sassolese nata nel 1992 per offrire opportunità lavorative a persone svantaggiate e che ora rischia un forte ridimensionamento a causa dell’emergenza Covid. Il Gardencenter di via Madre Teresa è chiuso da diverse settimane e riaprirà probabilmente solo dopo Pasqua. "In queste ore – spiega il presidente Enzo Giovini (in foto) – abbiamo richieste, almeno un migliaio, da tutto il distretto e oltre di petunie, gerani, begonie, ciclamini, le classiche piante da balcone. Le consegniamo gratuitamente a domicilio e questo naturalmente implica un impegno notevole". Il problema è che lo sforzo potrebbe non bastare. La cooperativa, che conta 17 dipendenti tra cui anche ragazzi disabili, sta registrano una picchiata dell’incasso proprio nel periodo commercialmente migliore dell’anno per la vendita di piante e fiori: la primavera. "A fronte di un fatturato che annualmente si aggira attorno agli 800mila euro, prevediamo di perdere almeno il 40 per cento. E a nostra volta oltre a non vendere non possiamo neanche acquistare, per cui l’intera filiera si sta indebolendo". Inoltre in queste ore una decina di dipendenti è a casa per tutelarsi dal contagio per cui il lavoro è tutto in mano a chi è rimasto. Chiamato a innaffiare, confezionare la piantina e consegnarla. "Lo facciamo volentieri – sottolinea Giovini – ma siamo molto lontani dai volumi ordinari con cui ci confrontiamo in tempi normali: voglio far presente che alla Solgarden venivano ogni giorno almeno 150 persone, senza contare i periodi festivi: il danno della chiusura nel periodo di Pasqua per noi per esempio è incalcolabile. Le consegne a domicilio essendo gratuite ci garantiscono un’entrata, ma necessitano di un impiego di tempo superiore non remunerato: fatto cento il totale delle vendite normali, oggi siamo a quota 20 per dare l’idea". Che fare? Il grosso degli aiuti dovrà arrivare dal sostegno della Regione e dello Stato: "Abbiamo fatto già richiesta per la cassa integrazione in deroga (di solito a noi non spetta, ma in questo caso sì) e attendiamo la possibilità di accedere a prestiti a lungo termine a tassi eccezionalmente agevolati dalle banche con cui abbiamo avuto sempre un ottimo rapporto". In gioco ci sono posti di lavoro: "E’ chiaro che se non avremo liquidità sufficiente, tra qualche mese, come tutte le aziende florovivaiste, dovremo rivedere i conti con possibile taglio del personale o aumenti dei part-time".

Gianpaolo Annese