REDAZIONE MODENA

"Università deserta, ma il bar deve aprire"

I gestori: "Il contratto con l’ateneo ci obbliga a lavorare anche se non ci sono gli studenti. Nessun incasso, solo spese. Così falliremo"

di Valentina Reggiani

"Durante la pandemia abbiamo perso almeno un milione di euro: siamo rimasti chiusi praticamente due anni. Ora ci obbligano a tenere il bar aperto, nonostante il dipartimento sia deserto e le perdite sono continue. L’incasso – mostrano lo scontrino a fine giornata – è stato pari a zero euro anche oggi. Di questo passo rischiamo veramente di fallire". A lanciare il grido d’allarme è la famiglia Madonna, che gestisce il caffè-ristorante all’interno del dipartimento di Ingegneria Enzo Ferrari. I titolari del locale, in sostanza, lamentano di essere costretti, a seguito di contratto con Unimore, a tenere aperto il bar anche quando la facoltà è deserta: ovvero nei mesi di luglio e agosto.

Il due agosto – fanno presente – sono stati pure effettuati lavori all’impianto elettrico e tutto il dipartimento era deserto. Eppure non è stata autorizzata la chiusura. A fine giornata, nonostante le macchine accese e i vari elettrodomestici in funzione, nessuno aveva varcato la porta del bar.

"Sono obbligati a rispettare orari e aperture previste dal contratto, compreso il mese di agosto diversamente sono soggetti a penalità applicate da Unimore – spiega il legale della famiglia Madonna – e, se non rispettano quanto previsto, rischiano la risoluzione del contratto". "L’università è chiusa ma io devo stare qua dentro 12 ore – tuona Raffaele Madonna – abbiamo un contratto di 20 anni con Unimore e il mio interesse è quello di lavorare. Ma restare aperti e continuare a pagare le utenze quando la facoltà è deserta per noi rappresenta, dopo il covid, l’ennesima perdita. Non solo – racconta – di fianco ai miei distributori automatici hanno posizionato distributori d’acqua gratuiti e gli studenti, ovviamente, prediligono quelli, per risparmiare. Mi avevano detto che gli studenti avrebbero seguito le lezioni in presenza, invece hanno seguito i corsi online e avevamo chiesto di poter tenere chiuso il bar a luglio e agosto, o comunque di rivedere gli orari ma non ci è stato concesso. Di questo passo falliremo".

La famiglia Madonna spiega di aver speso 350mila euro per realizzare il locale. "Abbiamo partecipato al bando pubblico e abbiamo vinto. Il contratto era di dieci anni, poi è stato portato a venti e le cose andavano benissimo. Il covid, però, ha causato perdite ingenti e successivamente l’afflusso è via via diminuito. Gli studenti – spiega ancora Madonna – hanno terminato il 15 giugno e si presentano al dipartimento solo per sostenere gli esami mentre il 31 luglio il lavoro dei professori è terminato. Cosa restiamo aperti a fare? Per non parlare del fatto che anche nei mesi di gennaio e febbraio il dipartimento è deserto. Nel post covid noi abbiamo comunque perso il 93 per cento del lavoro perchè tanti studenti continuano a seguire le lezioni da casa: ora abbiamo chiesto un accesso agli atti perchè ci è stato risposto che si registrava invece il cento per cento in presenza. Per portare avanti questo locale occorrono 300 euro al giorno tra corrente, frigoriferi, aria condizionata e personale ma il nostro guadagno quotidiano è pari a zero: dal dieci giugno siamo seduti qua senza fare niente e presto, di questo passo, falliremo".