Universitari in cerca di alloggi "Affitti cari, sistemazioni precarie Tanti rinunciano e se ne vanno"

Il questionario di Sunia Cgil e gruppo Udo: "La decrescita di iscrizioni si deve anche a questi problemi. Le istituzioni pubbliche devono governare la situazione. Troppi gli appartamenti tenuti vuoti".

Universitari in cerca di alloggi  "Affitti cari, sistemazioni precarie  Tanti rinunciano e se ne vanno"

Universitari in cerca di alloggi "Affitti cari, sistemazioni precarie Tanti rinunciano e se ne vanno"

Tra i problemi principali con cui le città sono oggi alle prese sono quelli del caro affitti per gli studenti universitari fuori sede. Un tema che di recente è tornato al centro del dibattito grazie al cosiddetto "popolo delle tende". Ieri a Modena alla sede della Cgil di piazza Cittadella su rincari e carenza di alloggi hanno detto la loro il sindacato inquilini Sunia Cgil e il gruppo Udo - Unione degli studenti universitari che ha presentato un questionario svolto tra i frequentanti di Unimore. Tanti i ragazzi presenti, dal coordinatore degli studenti Alessandro Bruscella ai suoi colleghi Rossella Paciulli di Taranto e Giammarco Fabiano del Senato accademico, Quest’ultimo, pugliese e studente di storia, spiega: "Ho vissuto in affitto in una stanza in cui spendevo 350 euro, ma era piena di muffa. Il proprietario non era interessato a lavori di risanamento, allora ho lasciato la casa e non mi è stata restituita la caparra da questa persona che mi ha detto che la muffa era colpa mia. Nell’attuale appartamento sto meglio, ma la situazione in famiglia è piuttosto critica". Paciulli racconta una storia simile: "Arrivata a Modena non ho trovato l’alloggio, c’erano solo affitti a 450 euro in brutti luoghi. Poi sono stata fortunata e oggi con una borsa di studio sto alle residenze studentesche ErGo".

Il coordinatore Bruscella riassume i risultati del questionario: "Gli studenti hanno avuto timore nel compilare e infatti i numeri relativi al nero degli affitti sono diversi dai controlli che meritoriamente compie la Guardia di Finanza. A Modena e Reggio la situazione dei fuori sede è meno critica rispetto ad altre realtà, ma certo anche qui emerge il fatto che la crescita e l’aumento dell’attrattività e della proposta formativa di Unimore sono strettamente unite alla capacità di accoglienza delle città. Occorre ribaltare il paradigma: prima si diventa città universitaria con tutti i servizi e poi si impiantano corsi universitari. Il nostro test è finito a marzo e conta 1183 risposte: più della metà dei fuorisede è in alloggi condivisi e il 93% dichiara di avere contratti regolari. Il 67% dice di pagare tra i 200 e i 400 euro mensili per il posto letto, ma poi ci sono bollette e anticipi. Teniamo presente che la decrescita di Unimore è di circa 1500 studenti a causa del fatto che il territorio non riusciva ad assorbirli per quanto riguarda l’alloggio. Un problema: abbiamo tante aziende che hanno bisogno di personale formato dall’ateneo. Università a Carpi? La città rischia di avere gli stessi problemi". A supportare i ragazzi Marcello Beccati e Carlo Veneroni di Sunia: "Occorrono regole giuste per il mercato del b&b e va disincentivato tenere alloggi vuoti, tanti a Modena. Occorre un ruolo del pubblico perché l’Italia è cambiata e la vita è spesso mobile: servono dunque case per l’abitare. Utilizziamo anche i fondi del PNRR, su questo il governo sta mostrando incapacità".

Stefano Luppi