Usa l’autobus di Seta per una gita al mare: autista condannato

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UTILIZZAVA l’autobus per organizzare gite private ed incrementare così lo stipendio. È stato condannato ieri, con rito abbreviato ad un anno e quattro mesi l’autista ‘infedele’ di Seta. L’uomo, un modenese di 48 anni, nel 2015 era stato appunto sorpreso – a seguito di accurate indagini – ad utilizzare il mezzo pubblico per portare comitive in gita – ovviamente a pagamento – ai Lidi Ferraresi. Il conducente, nel corso dell’udienza preliminare di giugno, si era dichiarato insolvente e aveva chiesto il patteggiamento ma il giudice glielo aveva negato. Ieri l’autista, licenziato dall’azienda nel 2017 per altre violazioni, è stato condannato quindi ad un risarcimento di tremila euro: Seta ne aveva chiesti 30mila.

I REATI di cui l’uomo deve rispondere sono pesanti: peculato, esercizio abusivo della professione di autista a noleggio e pure danneggiamento: il conducente aveva manomesso le apparecchiature informatiche del mezzo. I ‘fili’ collegati ad una centralina che, in caso di incidente, entrano in diretto contatto con la centrale, lanciando un alert. In questo modo, probabilmente, l’autista pensava di partire e rientrare dal toru senza essere localizzato.

Il ‘viaggetto’ viene scoperto per caso, o quasi, quattro anni fa.

In sostanza il conducente decide - a fronte di difficoltà economiche legate a problemi familiari - che è giunta l’ora di incrementare lo stipendio. Così organizza, in un giorno di festa, il 25 aprile del 2015, una gita ai lidi ferraresi caricando una comitiva: per lo più genitori e bambini. L’uomo entra nel deposito mezzi Seta di Sassuolo, avendone per ovvi motivi accesso e raggiunge il gruppo. Dopo di che fa salire le famiglie tranquillamente a bordo del mezzo di servizio, utilizzandolo abusivamente e facendosi pagare la trasferta. Ad insospettirsi è inizialmente il custode: il mezzo viene trovato parcheggiato in maniera inconsueta.

Inoltre su Facebook circolano le foto del viaggio: i passeggeri infatti pubblicano selfie dell’allegra scampagnata. La conferma dell’utilizzo del bus è arrivata però poco dopo: uno dei passeggeri si è presentato candidamente in azienda chiedendo se sul mezzo pubblico fosse stato rinvenuto un oggetto che aveva con sé il giorno della gita e che non era più in grado di trovare. Scattano le indagini e, alla fine, gli inquirenti individuano l’autista infedele, ieri condannato a risarcire Seta.

In realtà l’uomo era già stato licenziato nel 2017: la polizia municipale lo aveva sorpreso a viaggiare con la patente scaduta. E, tra l’altro, in una situazione particolare: si apprestava a fare l’autista in nero per una gita scolastica ma è stato bloccato prima che si mettesse in viaggio.

In quell’occasione, però, il mezzo non era dell’azienda.