Va insegnato l’uso critico della tecnologia

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Antonella

Poce*

Il tema dei telefonini a scuola è al centro del dibattito da tempi pre-pandemici. L’avvento del Covid ha ribadito la necessità di una riflessione consapevole sull’uso del dispositivo mobile, in particolare in classe. La tecnologia non va demonizzata, anzi: dobbiamo trasmettere ai ragazzi la consapevolezza di un uso critico della tecnologia stessa e agli insegnanti la capacità di saperla integrare in disegni educativi articolati e ben studiati. Una diffusione indiscriminata della tecnologia specialmente durante l’orario scolastico può ostacolare l’apprendimento invece di favorirlo. Sono varie le ricerche internazionali che evidenziano come sia le abilità di lettura, sia quelle di scrittura subiscano una involuzione, a causa dell’abuso degli strumenti digitali. Ognuno di noi comunica sempre di più attraverso messaggi di testo trasmessi via smartphone. Ciò non significa, ad esempio, che le abilità di scrittura siano esercitate in maniera più efficace, pur essendo sollecitate molto spesso durante la giornata. Al contrario, si registra un drastico abbassamento delle capacità di argomentazione scritta in coloro che fanno un uso eccessivo di detti strumenti di comunicazione. Il fatto che la comunicazione avvenga attraverso un mezzo elettronico che consente un’interazione costante e quasi sincrona ha una serie di vantaggi, ma limita molte delle possibilità che un uso convenzionale del linguaggio comporterebbe. Quello su cui dovremmo concentrarci è facilitare l’uso consapevole degli strumenti. Dobbiamo capire se i nostri giovani, guidati nell’uso dello smartphone, siano in grado di gestire le informazioni che ricevono. Dobbiamo far sì che i ragazzi sviluppino anticorpi al problema della infodemia dilagante e questi sono le competenze trasversali, prima tra tutte il pensiero critico.

*Docente Didattica

della Media Education Unimore