Covid, l'epidemiologo: "In autunno anche i vaccinati portino la mascherina"

Marco Vinceti, docente di Unimore: "Se non arriverà una variante ancora più aggressiva le cose andranno meglio rispetto al 2020"

Marco Vinceti, epidemiologo di Unimore

Marco Vinceti, epidemiologo di Unimore

Modena, 5 settembre 2021 - Agosto è finito e questo, almeno sen timentalmente, sancisce anche la fine dell’estate. Ancora una volta quindi ci si trova all’arrivo imminente delle temperature più rigide, con tutti i timori che questo cambiamento si porta dietro, legati a un eventuale aumento dei contagi. Ammesso che nessuno ha la sfera di cristallo, il professor Marco Vinceti, epidemiologo e docente Unimore, prova a fare chiarezza sullo stato attuale delle cose e su come lo scenario potrebbe mutare, nel futuro prossimo.  

Professor Vinceti, è verosimile pensare che questo autunno andrà un po’ meglio? "Salvo il sopraggiungere di una variante molto più aggressiva, sì. Ci sono poi degli elementi imprescindibili allo scopo di mantenere una protezione alta contro il virus, per come lo conosciamo ora". Quali? "Sono misure di controllo ma non parlo solo del Green pass, anche di quelle che già conosciamo. La mascherina chirurgica è una di queste, anche da vaccinati: con la prudenza non si esagera mai. A proposito poi delle vaccinazioni, stanno dimostrando una altissima copertura contro la variante Delta. Parlo anche dei casi in cui, pur da vaccinati, si contrae il virus".

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Cosa intende? "Premesso che è davvero raro che una persona si infetti dopo essersi vaccinata, anche se fosse rappresenterebbe un pericolo minore per gli altri. La capacità che ha di trasmettere il virus è inferiore, rispetto a qualcuno che contrae il virus e non si è vaccinato. Sotto questo aspetto bisogna cambiare punto di vista: siamo stati abituati finora a distinguere il contagiato dal non contagiato, mentre la differenza adesso non è più solo nell’essere o meno esposti alla carica virale, ma anche nell’entità della carica virale stessa". Il freddo sarà un problema? "Non è così scontato, in realtà. Direi che i rischi della stagione autunnale e invernale sono legati al fatto che si passerà molto più tempo in spazi chiusi, piuttosto che alle temperature. Ho telefonato poco fa (ieri, ndr) a un collega di Israele, che come Paese nella gestione dell’epidemia ci precede, potremmo dire. Ora lì c’è una contrazione dei casi, quasi sicuramente legata alle somministrazioni delle terze dosi, ma fino a poco fa i contagi erano in aumento consistente, nonostante il caldo. In ambito scientifico siamo più prudenti nel considerare il caldo estivo come fattore protettivo contro il virus, da tutto il mondo continuano ad arrivare dati incoerenti in questo senso". Un aumento di casi si è visto anche qui, d’estate. Ora però pare che la situazione si sia stabilizzata. "Nell’ultima settimana, cioè dal 28 agosto al 3 settembre in Emilia-Romagna sono stati calcolati 72 positivi ogni 100mila abitanti, mentre a Modena e Forlì, per esempio, sono più alte, rispettivamente 91 e 67". La copertura vaccinale inizia a essere alta... "Siamo nella condizione di pensare che la vita del virus sia molto più difficile, questo sì. Va detto anche però, che non tutti ci siamo vaccinati nello stesso momento: su un 80% totale di vaccinati, il livello di protezione non è omogeneo. Considerare quella percentuale come il raggiungimento dell’immunità di gregge, a mio avviso, sarebbe imprudente".

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