"Vaiolo delle scimmie, il contagio è più difficile"

Giovanni Casaletti, direttore dell’Igiene Pubblica: "Non è paragonabile al Coronavirus. Stiamo comunque monitorando la situazione"

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di Valentina Beltrame

Quello del 21enne modenese identificato nei giorni scorsi rimane ad oggi l’unico caso di Monkeypox (il vaiolo delle scimmie) isolato in provincia di Modena. A seguirne l’evoluzione, il personale del servizio Igiene pubblica dell’Ausl, diretto dal dottor Giovanni Casaletti.

Dottor Casaletti, quali sono le caratteristiche e i sintomi della malattia che sta destando preoccupazione tra la popolazione?

"C’è preoccupazione perché veniamo dall’esperienza terribile di due anni di pandemia, abbiamo tutti una soglia dell’attenzione più alta. Ma la situazione è assai diversa perché le modalità di contagio di questa malattia sono molto diverse rispetto al Covid, era stata ammessa la possibilità di trasmissione attraverso le goccioline che si liberano ad esempio parlando, ma nella sostanza dei fatti il contagio avviene per estrema familiarità, ovvero tra contatti stretti, familiari conviventi, rapporti sessuali, condividendo ad esempio lo stesso letto con persone che stanno già manifestando sintomi. I disturbi iniziano con macchie sulla pelle, che poi si trasformano in vescicole e infine in croste. Quando le croste cadono il rischio di trasmissione della malattia è praticamente azzerato".

E’ una malattia grave?

"E’ una malattia autolimitante, cioè non esiste una cura vera e propria come per i batteri che prevedono l’assunzione di antibiotici. Ma con un’adeguata assistenza sanitaria il nostro organismo nel giro di poco tempo è in grado di vincere questo virus".

Che cosa fa l’Ausl nel caso di contagio?

"E’ compito dell’Igiene pubblica ottenere dal caso indice collaborazione, in pratica chiediamo i nominativi dei contatti stretti che vanno seguiti quotidianamente con telefonate per monitorare l’eventuale comparsa di sintomi. Se non ci sono sintomi quali manifestazioni cutanee, ingrossamento dei linfonodi e febbre queste persone possono fare una vita normale, andare a scuola e a lavorare, è una situazione molto diversa rispetto alla pandemia da Covid. Non c’è insomma quarantena o isolamento per i contatti".

Come sta il 21enne risultato positivo al virus?

"Il ragazzo sta abbastanza bene e si trova a casa, tra i contatti segnalati non ci sono persone che hanno sintomi e per il momento si tratta dell’unico caso in provincia".

Quali sono i sintomi più gravi? Ci sono categorie di persone a rischio?

"I sintomi più gravi sono rappresentati da febbre alta, manifestazione cutanea importante, malessere generale. Rischia di più chi ha importanti deficit immunitari. Da quello che si sa finora, il vaccino classico contro il vaiolo è efficace anche contro questo ’vaiolo delle scimmie’ ma siamo in attesa di indicazioni ministeriali. Non è escluso che il vaccino possa essere offerto ad esempio agli operatori sanitari a contatto con persone ricoverate".

Qual è l’iter diagnostico?

"Chi inizia ad accusare i sintomi si rivolge al medico di base o al medico ospedaliero, per esempio tramite il pronto soccorso. L’occhio del clinico, una volta riconosciuta la possibile malattia, attiva il percorso che prevede il prelievo del materiale dalle vescicole, il quale viene analizzato al laboratorio di riferimento regionale per le emergenze microbiologiche al Policlinico Sant’Orsola di Bologna. Il test Pcr indaga la presenza del materiale genetico di questo virus. L’Oms ci sta sollecitando a essere vigili".

L’eruzione cutanea può essere confusa con altre malattie comuni?

"Sì, ma altri parametri, come viaggi all’estero e contatti con persone che hanno avuto il virus dovrebbero indurre il clinico a ipotizzare il Monkeypox".

C’è un piano per gestire eventuali ricoveri?

"Esiste già il reparto di Malattie infettive. Per ora la casistica è estremamente ridotta, certo siamo siamo solo all’inizio, d’estate la gente viaggia di più e presto arriveranno prescrizioni comportamentali. Ma ciò che rassicura è che la trasmissibilità non è paragonabile al Covid"