Variante Delta, primi sintomi diversi: "Serve molta prudenza"

L’immunologo Andrea Cossarizza di Unimore: "Non è più pericolosa ma infetta di più. Ma il vaccino è un’arma efficacissima"

Andrea Cossarizza, immunologo UniMoRe

Andrea Cossarizza, immunologo UniMoRe

Modena, 1 luglio 2021 - La variante Delta non è più pericolosa del ceppo originario, ma si trasmette molto facilmente e può comunque provocare gli stessi danni. Per questo, come ci dimostra l’esperienza inglese, non è ancora giunto il momento di abbassare la guardia. L’avvertimento è dell’immunologo di Unimore, Andrea Cossarizza: il vaccino – dice – si dimostra ancora una volta un’arma efficacissima.

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In Emilia-Romagna sono stati riscontrati circa una trentina di casi di variante Delta. Cosa ci si deve attendere nelle prossime settimane? "Una variante come questa è più infettiva e attacca di più. La buona notizia però è che i vaccini funzionano abbastanza bene. Perché è stato visto che una prima dose protegge non tanto dall’infezione ma soprattutto dalla malattia grave e dal ricovero, con delle percentuali che dopo una dose vanno dal 60 al 70% e dopo la seconda dose vanno dal 95 al 100%. Una persona che ha completato il ciclo di vaccinazione non dovrebbe avere paura della Delta".

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Queste persone, quindi, possono trascorrere l’estate più serenamente? "Vanno mantenute tutte le precauzioni perché la variante attacca quindi ci si può infettare, magari non ammalarsi, ma comunque trasmettere. È una cosa abbastanza ovvia. Il ‘liberi tutti’ in un momento in cui la variante Delta è in circolazione anche in Emilia-Romagna non deve farci paura ma ci deve fare stare attenti. Bisogna tenere la mascherina almeno al chiuso e negli ambienti ristretti; all’aria aperta, dove si può pensare di essere un po’ più liberi, bisogna mantenere il distanziamento ed evitare assembramenti".

Per qualcuno la variante Delta è una trasformazione del virus indotta dalla vaccinazione. "Dobbiamo togliere questo concetto dalla mente di gente che pur non conoscendo minimamente né l’immunologia né la virologia si esibisce in sciocchezze di questo tipo. Il virus non sfugge a nessuna vaccinazione; le persone che hanno sviluppato la variante Delta non erano vaccinate, per cui non c’è alcun tipo di pressione nei vaccini sulle varianti. Il problema è che i virus mutano e si replicano migliaia di volte; gli enzimi riparano i danni e mettono a posto le sequenze ma non sono perfette quindi ogni tanto scappa un errore e l’errore diventa una mutazione. Più un virus si replica più mutazioni si creano".

Quindi i vaccini contribuiscono a bloccare la replicazione? "Sì. Per questo dobbiamo continuare a mantenere bassa la viremia nella popolazione. La variante Delta è molto brava a dividersi perché è più infettante: dobbiamo fare in modo che non diventi anche più aggressiva".

Per evitare quello che è accaduto in Inghilterra? "In Inghilterra hanno vaccinato un sacco di persone in tempi rapidissimi, ma abbiamo anche visto molti assembramenti in concomitanza degli europei di calcio. Avere riaperto i pub e gli stadi senza grosse protezioni ha provocato questo fenomeno. Se non estirpiamo totalmente il virus avremo sempre persone infette che possono comunque generare qualche variante".

Professore, la variante Delta è più pericolosa? "I primi sintomi sembrano essere un po’ diversi da quelli classici – febbre, tosse, mal di gola – che prevedono un interessamento polmonare più marcato all’inizio. Con la variante Delta all’inizio i sintomi sono simili al raffreddore – cefalea, mal di gola e raffreddore – ma poi la tosse aumenta quando il virus scende nei polmoni e si mette a fare il suo mestiere. La variante Delta non è simpatica, ti ammazza come il virus di prima".

p. t.

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