'Veleno' nella Bassa Modenese. Nicolò Succi: "Rubati ai genitori, ridatemi le mie sorelle"

'Naga' è uno dei 16 bimbi sottratti 24 anni fa alle famiglie naturali. L’appello in una canzone per incontrare le due ragazze, una mai conosciuta

Nicolò Succi con il padre naturale Federico Scotta

Nicolò Succi con il padre naturale Federico Scotta

Modena, 24 luglio 2021 - Una canzone scritta per sciogliere il cuore di una sorella mai vista, mai conosciuta. Nicolò Succi, per gli amici Nik, in arte ‘Naga’, è uno dei sedici bambini strappati alle famiglie negli anni ’90 quando le terre della Bassa modenese furono teatro della drammatica ‘vicenda pedofili’, tornata alla ribalta nel 2018 con il podcast ‘Veleno I Diavoli della Bassa’ e che ancora oggi, a distanza di 24 anni, continua a far parlare. Nik venne allontanato dai genitori naturali, accusati di pedofilia, assieme alle sorelle Elena e Stella. Lui aveva sei mesi, Elena tre anni, Stella era stata partorita da mezz’ora. I genitori, Federico Scotta e la moglie Kaenphet Lamhab, di origine thailandese, non riuscirono nemmeno a incrociare il volto della loro piccola e a distanza di anni continuano a immaginarlo come quello di Elena. Nik, invece, hanno potuto riabbracciarlo nel 2020 e da quel momento non si sono più lasciati.

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Nik, come hai saputo di far parte di quei sedici bambini che tra Finale Emilia, Massa e Mirandola vennero allontanati dalle famiglie? "Non avrei mai saputo nulla, a sei mesi non sai certo cosa ti stia capitando. Mia sorella Elena, invece, di cui fino al 2019 non sapevo l’esistenza, conosceva il suo passato, qualcuno glielo aveva raccontato. Dopo l’uscita di ‘Veleno’, mi contattò sui social".

Sapeva, quindi, di avere un fratello e una sorella, ne conosceva i nomi? "Si, sapeva di noi tre figli tolti alla famiglia, e di punto in bianco mi ha raccontato tutto".

Tu come hai reagito? "Non ero pronto, rifiutai quella storia, pesava come un macigno sulla mia vita di ragazzo, figlio unico di due splendidi genitori adottivi. Non volli più vederla, né sentirla. Passarono i mesi, poi una sera presi coraggio e decisi di ascoltare ‘Veleno’, poi ricontattai Elena e ci siamo pure incontrati".

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Dopo aver parlato di Elena con i tuoi genitori hai voluto incontrare Federico e ‘Ciumpa’, soprannome della mamma naturale. E’ così? "Sì, ma prima ho cercato Stella, su indicazione di Elena, che purtroppo ha bloccato il mio accesso al suo profilo. Ha avuto la stessa mia reazione. Le canzoni che compongo, come ‘Veleno’, sono dedicate a lei. Vorrei raggiungere il suo cuore, dirle che il passato è doloroso per noi ex bambini allontanati dalle nostre famiglie naturali, ma il futuro potrà essere migliore se affrontiamo il presente. Noi tre fratelli possiamo stringere un legame di amore e di amicizia, le mie due sorelle potrebbero rivedere i nostri genitori naturali, perché ancora non lo hanno fatto".

A tuo parere perché? "Ho avuto la fortuna di crescere con genitori adottivi speciali. Quando ho raccontato loro che Elena mi aveva contattato, mamma e papà mi hanno spinto a fare ciò che pensavo giusto. Non mi hanno ostacolato, e così dopo 24 anni ho potuto conoscere Federico, che ha scontato undici anni di carcere, "da innocente", come ripete da anni, e la mamma naturale, assolta. Credo alla loro innocenza, vorrei che anche le mie sorelle potessero farlo".

Sei vissuto sereno fino all’età di 23 anni, poi il passato drammatico ti ha segnato. Per questo hai scritto ‘Veleno’? "Conoscere il mio vissuto è stato doloroso, e come mezzo di difesa ho provato per mesi a congelare le emozioni. Alternavo rabbia a tristezza e poiché amo scrivere canzoni, e posso contare sull’aiuto di un bravo musicista, Lorenzo Tedesco, ‘Rasta’, un giorno, di getto, ho preso carta e penna e ho ‘scaricato’ la tensione con ‘Veleno’. Volevo far sentire la mia voce, far sapere a tutti cosa si prova. Nei giorni scorsi è uscito anche il video di maggior impatto emotivo".

Dall’effetto terapeutico per te a quello affettivo: raggiungere il cuore di Stella. "Di Stella, ma anche di Elena, che si è chiusa a riccio. ‘C’è chi riesce a ritrovarsi, mentre altri mai’: è questo il ritornello della canzone. Spero che noi fratelli possiamo ritrovarci e riunirci simbolicamente, seppur con le nostre vite cambiate, in quel nucleo familiare distrutto tanti anni fa".