di Davide Miserendino
Le elezioni del prossimo anno, sotto la Ghirlandina, si preannunciano estremamente combattute. Si capisce anche dalle continue tempeste del dubbio – non si vedono spiragli di luce – in casa Pd: i vertici del partito cercano in tutti i modi di trovare un accordo tra i ’galli del pollaio’ senza, però, venirne a capo.
Non sono energie mal riposte: mai come questa volta, infatti, il vento nazionale che spinge forte il partito di Giorgia Meloni e il pasticcio dei rifiuti mettono il Pd di governo sulla graticola. Se il centrodestra a trazione meloniana si giocherà bene le sue carte potrà sicuramente portare i dem al ballottaggio e, a quel punto, provare il tutto per tutto.
Chi sarà il capitano di questa squadra ambiziosa? Questo è un punto fondamentale. Al centrodestra, infatti, si può imputare di non aver scelto, negli ultimi anni, candidati in grado di reggere una vera battaglia. Riavvolgendo il nastro, c’è stato il civico Stefano Prampolini nel 2019, stimato commercialista prestato alla politica che però difficilmente avrebbe potuto sfidare ’sul ring’ un amministratore di razza come Gian Carlo Muzzarelli (che infatti lo piegò al primo turno, contro le previsioni). Nel 2014 il candidato era Giuseppe Pellacani, avvocato, professore universitario, anche lui molto stimato in città. Si trattava, però, del figlio del precedente candidato, l’ex rettore Giancarlo Pellacani, avversario di Pighi nel 2009: la scelta ebbe, da subito, il sapore della minestra riscaldata, e infatti non pagò (al ballottaggio andarono i 5 Stelle). Nel tempo si è insinuato il dubbio che, nei ranghi di destra, mancasse la voglia di schierare un candidato con le stellette. Un big preso dai partiti, che si trattasse di Lega o Popolo delle libertà. E non solo per l’incapacità di fare sintesi su un nome, ma anche perché la città non veniva considerata contendibile: "Che senso ha metterci la faccia se non si può vincere?".
Ma l’anno prossimo è il 2024 e sotto i ponti è passata tantissima acqua. C’è Giorgia Meloni al governo, il Pd è in crisi nera e a Modena appare stritolato dalle ambizioni dei singoli. Ecco perché tra i papabili candidati di centrodestra si è fatto il nome di Michele Barcaiuolo, senatore vicinissimo a Giorgia Meloni e leader indiscusso di Fratelli d’Italia a Modena, o della sua collega parlamentare Daniela Dondi, già presidente dell’ordine degli avvocati e molto conosciuta e apprezzata in città. Ma la ’mano’ del centrodestra è ben più ricca: da settimane, infatti, circolano altri due nomi che arrivano sempre dalle aule di giustizia e che potrebbero avere le carte in regola per ’bucare lo schermo’. Si tratta degli avvocati Guido Sola e Roberto Ricco, che oltre ad essere due stimati legali sono gli organizzatori del Festival della giustizia penale, un evento che nel 2019 portò in città Amanda Knox. I due si sono avvicendati alla guida della Camera penale Carl’Alberto Perroux e, sul curriculum, Ricco vanta anche un’attiva partecipazione ad Alleanza nazionale prima, poi al Pdl, e la presidenza della circoscizione Centro storico, strappata alla sinistra nel 2009.