
Gli imputati a processo sono due agenti e due assistenti della Polizia locale
"Se dobbiamo pensare che la tortura si riferisca alla persona appesa per i piedi allora il reato non troverà mai applicazione nel nostro ordinamento". In una arringa chiara e concisa ieri il pm Lucia De Santis ha chiesto la condanna per i quattro agenti di polizia locale di Sassuolo, due agenti e due assistenti imputati nel procedimento in corso davanti al collegio per il reato di tortura ai danni di un paziente del pronto soccorso dell’ospedale di Sassuolo. La pubblica accusa ha chiesto una condanna a sei anni per i due assistenti, accusati di tortura e falso ideologico e a tre anni e mezzo per i due colleghi accusati del concorso nel reato, ovvero nella tortura. Concesse a tutti e quattro gli imputati le attenuanti generiche essendo incensurati. Il pm nel corso della requisitoria ha fatto poi riferimento ad un comportamento in un certo qual modo legato a pregiudizio, dal momento che gli imputati – intercettati – facevano riferimento al ‘marocchino’ e non alla persona in quanto tale e ha rimarcato nel presunto comportamento adottato dagli operatori ai danni della vittima crudeltà, violenza, accanimento che contraddistinguono quella tipologia di reato, la tortura che lede la dignità umana. Secondo il pm gli elementi probatori acquisiti convergono per la responsabilità di tutti gli imputati.
Secondo le indagini condotte dai carabinieri la sera del 15 ottobre di due anni fa i quattro operatori aggredirono un 41enne marocchino di Viano, nel reggiano al Pronto Soccorso di Sassuolo dove l’uomo era stato trasportato in stato confusionale a causa – dato emerso successivamente - di una crisi ipoglicemica.
"Un’azione di placcaggio nei confronti di un soggetto che si trovava in condizioni da non poter comprendere ciò che gli accadeva intorno. Condotte violente ne’ giustificate ne’ giustificabili" - ha asserito.
Nel pomeriggio a prendere la parola è stato l’avvocato Tarquini per uno dei due assistenti, che ha basato la requisitoria sulla perizia medico legale dove risulta che la presunta vittima non abbia subito alcuna lesione. Da qui la richiesta di assoluzione perchè il fatto non sussiste. L’avvocato di parte civile, Caterina Arcuri afferma: "Devo dare atto dell’impeccabile e rigorosa ricostruzione dell’impianto accusatorio nei fatti e in diritto del Pm Lucia De Santis. Non può che evincersi una vicenda estremamente delicata che merita il rispetto di attendere l’esito. Confidiamo nella Giustizia. I fatti contestati, commessi dalle forze dell’ordine impongono una riflessione da parte del collegio: gli imputati rappresentano lo Stato in qualità di pubblici ufficiali e non deve passare il messaggio che ci troviamo in uno Stato che permette gesti di questo genere. La dignità dell’essere umano non deve essere contestata". La sentenza è attesa per il 23 giugno.
Valentina Reggiani