"Vino annacquato, Lambrusco a rischio"

Coldiretti e produttori contro le regole Ue. Alberto Paltrinieri dell’omonima cantina: "L’alcolicità è essenziale, no a mistificare la realtà"

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De-alcolazione totale o parziale del vino con aggiunta di acqua? Secondo i produttori del Lambrusco di Sorbara, esportato in tutto il mondo, eccellenza delle nostre terre, è un po’ come fare il pane senza farina, il burro senza latte. "L’idea è alquanto ‘bizzarra’" dichiara Alberto Paltrinieri (nella foto), che con la moglie Barbara gestisce l’azienda di famiglia, in via Cristo 49 a Sorbara, ormai alla terza generazione. "L’alcolicità – dichiara – è parte essenziale del vino, se manca non è vino, ma bevanda di altra natura, che si presterebbe facilmente al campo delle frodi alimentari. Senza contare che già il Lambrusco ha una gradazione alcolica contenuta". L’ultima trovata di Bruxelles per il settore enologico sta riscuotendo polemiche e proteste non solo dalle associazioni di categoria, ma dall’intera filiera del prodotto finito. Paesi come Italia, Francia, Spagna sarebbero tra i primi a esserne penalizzati. "Si vuole in sostanza scoraggiare il consumo di alcol vista anche la proposta – dichiara Paltrinieri – di introdurre etichette allarmistiche. Ma il vino è incolpevole. Non è togliendo di mezzo la sua naturale alcolicità che si risolve il problema. Questa ‘mossa’ sa di mistificazione della realtà. Occorre invece educare – sottolinea – le persone al consumo del vino, che va ascoltato, ‘respirato’. Saper bere è un’arte". Nell’azienda Paltrinieri, che ospita studenti universitari, scuole, enoturisti, enogastronomi, s’insegna anche quest’ arte. "L’Europa – conclude Paltrinieri – vorrebbe risolvere il problema salutistico bandendo l’alcolicità. Il vino è un prodotto secolare, frutto di storia, tradizione, cultura. Per noi produttori, oltre che sostentamento per le nostre imprese, esprime un forte legame col territorio". Per Coldiretti, il ‘Piano d’azione per migliorare la salute dei cittadini europei con la possibilità di aggiungere acqua anche nei vini a denominazione di origine’, "è un inganno legalizzato per i consumatori, un rischio e un precedente pericolosissimo, e che metterebbe a rischio l’identità del vino italiano e europeo". L’associazione è in campo "per fermare una deriva pericolosa che rischia di compromettere la principale voce dell’export agroalimentare nazionale, e che nella nostra provincia interessa 490 mila ettolitri di vino rosso doc con le tre denominazioni di qualità Lambrusco di Sorbara, Lambrusco Grasparossa di Castelvetro, Lambrusco Salamino di Santa Croce".

v.bru.