"Virus, così il Policlinico si è trasformato"

Pietrangelo, direttore di Medicina Interna: "Da metà marzo a oggi abbiamo gestito più di 170 infetti. Grande lavoro di squadra"

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Nuove metodologie e percorsi di lavoro rivisti in pochissime ore per affrontare un’emergenza sempre più minacciosa e letale. Ad oggi, recita il bollettino di ieri, sono 218 i pazienti Covid positivi ricoverati tra l’ospedale di Baggiovara e il Policlinico. E non sono pochi i reparti dei due nosocomi modenesi che stanno combattendo la battaglia contro il Covid-19 rivedendo la propria operatività, ma anche spazi e capacità di intervento. Uno di questi è quello di Medicina Interna, il cui direttore, nonché responsabile dell’area Covid del Policlinico, è il professor Antonello Pietrangelo.

Dottore, come state affrontando questa fase senza precedenti?

"Dall’inizio dell’emergenza sanitaria il reparto, con la sua dotazione di 50 posti letto, ha accolto, oltre a pazienti modenesi normalmente ricoverati dal Pronto soccorso, sempre più numerosi casi sospetti o Covid positivi. Via via, con l’aumentare del flusso di persone in entrata, la nostra area si è fatta carico anche di numerosi pazienti Covid dal Ps o da altri reparti. Dalla metà di marzo è stato necessario attivare una nuova sezione di 27 letti chiamata Medicina-Covid".

Quanti malati avete accolto e qual è la procedura di presa in carico?

"Questo assetto incentrato sulle due strutture ha permesso di gestire direttamente un significativo numero di casi Covid (174 ad oggi), grazie anche ad una efficace collaborazione con pneumologi, infettivologi ed intensivisti. L’attuale percorso aziendale prevede l’invio alla nostra Medicina interna dal Pronto soccorso dei pazienti sospetti non ancora accertati o di casi Covid (sempre da Ps o aree specialistiche) usciti dalla fase acuta. Dopo un periodo di accertamenti ed approfondimenti clinici, il malato già Covid o accertato Covid viene stabilizzato ed inviato alla Medicina-Covid per ulteriori cure e dimissione. I pazienti che presentano invece un aggravamento clinico e la necessità di intensivizzazione delle cure sono gestiti con i colleghi intensivisti, pneumologi ed infettivologi. Questo modello ha richiesto un grande sforzo organizzativo ma ha permesso di fronteggiare con successo il momento di maggior difficoltà grazie soprattutto alla disponibilità, competenza e spirito di sacrificio dei miei collaboratori medici e infermieri, e anche degli specializzandi".

Quanto è stato complicato creare questa sinergia?

"Dal punto di vista professionale i vari internisti e specialisti delle multipatologie sono già abbastanza abituati alle complessità cliniche, ma il tema era farlo in così poco tempo. Siamo il reparto più ampio e ristrutturarlo nuovamente, ripensandolo in termini di sicurezza, ha richiesto un enorme impegno. C’è stato bisogno di introdurre ancora più precauzioni e tutele, così come di avviare un’immediata formazione del personale con un addestramento specifico su vestizione e svestizione, con una serie di parametri mai applicati prima".