Volontari schierati nell’hub vaccinale "Supportiamo i cittadini, tanti sono spaesati"

Viaggio nel centro di via Minutara dove l’attività, con la terza dose, è ripresa a pieno ritmo: "Basta un disguido e va tutto in tilt"

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di Paolo Tomassone

Qui se ne vedono di tutti i colori: il cittadino entusiasta pronto a fare il proprio dovere e a mettere in sicurezza sé e i propri cari, ma anche l’arrabbiato col governo che "impone un obbligo e non lascia libere le persone"; c’è quello che arriva in anticipo di un’ora e quello che sbaglia il giorno e si dimentica a casa il modulo. Poi, nel cortile, se ne sentono in tutte le lingue: l’arabo, il francese, l’inglese e, ovviamente, il dialetto modenese. E se non fosse per la pazienza e la professionalità dei volontari che ogni giorno prestano servizio al punto vaccinale di Modena e accolgono all’hangar 2 dell’ex aeronautica militare i cittadini a cui somministrare una dose, probabilmente la campagna procederebbe molto più a rilento. Sono decine le associazioni e centinaia le persone che hanno aderito all’appello dell’Ausl: "Oggi c’è ancora tanto bisogno del volontariato, la cui presenza si era un po’ ridotta con il diminuire dell’attività nei punti vaccinali – spiega la direttrice sanitaria, Silvana Borsari –. Abbiamo davvero necessità di riaverli presenti". Chi arriva con la divisa della propria associazione (Croce Blu, Croce Rossa e tante altre), chi si infila il camice bianco e chi si copre con la giacca e il cappello di lana perché le temperature lo impongono.

"Cerchiamo di coprire qualche turno – spiega Rossana Malagoli, dell’associazione Informatori scientifici –, stiamo prevalentemente all’ingresso del capannone per controllare la temperatura e i documenti di chi si deve vaccinare. Siamo i primi a cui le persone si rivolgono dopo aver parcheggiato". Sono anche i primi a raccogliere le preoccupazioni e la rabbia delle persone. "C’è chi ti ringrazia perché sei stato gentile e a volte nemmeno te l’aspetti da loro un sorriso – continua – ma purtroppo a volte incontriamo anche persone molto maleducate che se la prendono con i primi che gli capitano davanti". Al ritmo di oltre mille vaccinati al giorno, ai quali aggiungere eventuali accompagnatori, il centro di via Minutara è un via vai continuo dalla mattina alla sera. Basta un disguido a mandare in tilt il sistema collaudato ormai da dieci mesi.

"A volte si presentano cittadini stranieri con il modulo non compilato e li aiuto perché da soli non riescono a comprendere come fare" racconta Lanzar Rachid, operatore dell’Ausl che si destreggia con l’italiano, l’arabo, il francese e l’inglese come se fosse un interprete di professione. "Sono qui da aprile e lavoro 6 giorni su 7 – spiega – e il mio compito è quello di stare accanto a chi è più in difficoltà, per evitare che si creino code all’ingresso".

Poco più avanti ci sono ragionieri e segretarie in pensione a raccogliere i documenti e a smistare i prenotati tra i medici presenti nell’hangar. Dietro le quinte ci sono invece i volontari incaricati al riordino delle schede e dei documenti che devono essere archiviati in ordine alfabetico prima di essere trasferiti negli uffici di San Giovanni del Cantone. Al bando hanno risposto tanti sanitari e professionisti non più in attività all’ospedale, come Laura Persisti, infermiera in pensione dal 2015, ora volontaria per le inoculazioni in uno dei box allestiti nell’hangar 1. "Una delle esperienze più belle l’ho vissuta quando hanno dato il via alle vaccinazioni ai giovani – ricorda – che hanno cominciato arrivare numerosissimi, in gruppo, felici di farsi vaccinare, di poter dare il proprio contributo a sconfiggere il Covid. È stato un momento molto bello che bilancia un po’ le critiche e le titubanze degli adulti che si presentano qui con dubbi e preoccupazioni". No-vax ‘convertiti’ a volte controvoglia. "Sì ci sono anche quelli che rischiano di rimanere senza lavoro e quindi si convincono a vaccinarsi – prosegue l’infermiera – e poi quelli che hanno l’ansia per la puntura".