«È dura riprendersi»

La testimonianza Il racconto di una vittima, Enzo Bellodi: «Per almeno un mese non sono entrato in camera»

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«Per la mia famiglia è stata la prima volta e spero non accada mai più. Lo choc e il disorientamento di vedere violata la propria casa è una sensazione che non ti abbandona mai del tutto». Tra i residenti del Villaggio Zeta in presidio in piazza Grande c’è Enzo Bellodi (foto a sinistra). La sua abitazione in via Piradello è tra le centinaia svaligiate nel 2019 sotto la Ghirlandina. «Io e mia moglie eravamo al mare per qualche giorno. Le finestre sono dotate di inferriate e mai avremmo pensato che qualcuno potesse tentare di forzarle. Ci sbagliavamo…».

Il residente viene raggiunto da una telefonata improvvisa di sua figlia: «Mi chiedeva se eravamo tornati in anticipo perché passando vicino casa aveva notato una porta spalancata. Le ho risposto che eravamo ancora via e l’ho pregata di fare attenzione perché probabilmente era entrato qualcuno dentro. In effetti era così. Una volta nell’abitazione, ci ha raccontato in tempo reale cosa vedeva ed era stato tutto messo a soqquadro, sia al piano terra che nelle stanze di sopra». I malviventi erano ben organizzati e, soprattutto, avevano trovato il bottino desiderato. «Le inferriate erano state segate – racconta ancora Bellodi –, poi una volta individuata la cassaforte l’hanno tagliata e aperta. Dentro, tra contanti e gioielli, c’erano circa 20mila euro». Tornare alla normalità non è stato per niente facile. «Per almeno un mese – confida il residente – ho fatto fatica a rimettere piede nella stanza che uso solitamente come studio. Non so spiegarlo, ma sapere che qualcuno è entrato nella tua abitazione facendo i propri comodi ti ferisce profondamente e non lascia nulla come prima. Ora abbiamo installato un impianto d’allarme di ultima generazione, ma la paura resta».

vi.ma.