Modena, 29 settembre 2010. ERMANNO Fabbri, imprenditore ultraottantenne e simbolo discreto di un’ Emilia produttiva felix spesso insospettata, vive l’inaugurazione del’ipertecnologico teatro che porta appunto il suo nome con questa perplessità: «Ha insistito la mia famiglia», dice scuotendo il capo. Il cavalier Fabbri ha dubbi sull’intestazione ma nessuno sui dieci milioni e 125 mila euro più imposte spesi per l’acquisizione e la ristrutturazione dell’edificio che ha voluto donare al Comune della sua cittadina, Vignola nel modenese.

«ERA da tempo  - racconta - che volevo fare qualcosa per la comunità. Avevo pensato ad un asilo, ma l’operazione si era arenata. Poi mi è venuta l’idea di acquisire il vecchio cinema del paese, l’Ariston, e di trasformarlo in un teatro che qui mancava. Ne ho parlato con Pietro Valenti, il direttore di Emilia Romagna Teatro, lo stabile regionale. Abbiamo cominciato a lavorare con lui e con l’architetto Carlo Armani e dopo otto anni e molte difficoltà la cosa è finalmente andata in porto».

Sostenuto, dunque, da Ert che lo gestirà per conto del Comune, l’Ermanno Fabbri di Vignola (468 posti, un bacino di utenza di almeno 150mila persone) alzerà per la prima volta il sipario (in un periodo in cui molti palcoscenici sono a rischio di chiusura) sabato con una serata ad inviti dove la raffinata ironia degli Oblivion farà da cerimoniere.

Poi seguirà una programmazione di tutto rispetto nella quale campeggiano nomi come Elio Germano, Neri Marcorè, Marco Paolini. Ma la sua specificità, spiega Valenti, sarà quella di legarsi ai giovani e alle scuole perché un atto di così raro mecenatismo non vada sprecato.


Il sindaco di Vignola, Daria Denti, è entusiasta. «Finalmente i vignolesi grazie alla famiglia Fabbri, che ha avviato il progetto con le precedenti amministrazioni, potranno avere un teatro prestigioso. E’ uno spazio prezioso su cui l’amministrazione si impegnerà per diffondere l’arte e la cultura».