Il castello di Matilde di Canossa: a Prignano (Modena) partono gli scavi per recuperare il tesoro storico

Il progetto del Comune e dell’Università di Verona interesserà la frazione di Montebaranzone La contessa vi trascorse un periodo di malattia prima di morire, nel bosco visibili resti di mura

Prignano (Modena), 29 aprile 2023 – Alla ricerca del castello perduto, nel nome della magna comitissa (grancontessa) Matilde di Canossa, signora delle terre lombarde, toscane ed emiliane durante quel Pieno Medioevo di cui è tuttora considerata fra i volti più rappresentativi nonché leggendari.

Nell’immagine grande una veduta aerea della frazione di Montebaranzione a Prignano dove si trovava il castello; il sindaco Mauro Fantini
Nell’immagine grande una veduta aerea della frazione di Montebaranzione a Prignano dove si trovava il castello; il sindaco Mauro Fantini

Quest’estate a Montebaranzone, frazione del comune di Prignano arroccata su una suggestiva collina tra il fiume Secchia e il torrente Fossa, prenderanno il via scavi archeologici del tutto inediti nella misura in cui, per la prima volta, indagheranno quella terra un tempo sede della residenza prediletta di Matilde di Canossa, dove infatti la stessa contessa, ci è stato tramandato, scelse nel 1114 di ritirarsi poiché gravemente malata, appena un anno prima di spegnersi a Bondeno di Roncore, esattamente il 24 luglio del 1115. A cercare quel che resta di uno dei fortilizi più importanti di epoca matildica, compresi utensili ed altri importanti reperti, non sarà Harrison Ford sotto la regia di Steven Spielberg, ma un gruppo di studiosi che è già stato in loco, ovvero sul punto più alto dell’antico borgo di Montebaranzone, e che proviene dall’Università di Verona. L’ateneo scaligero sta conducendo importanti progetti archeologici nell’area della Valle del Secchia e quello pronto ad essere avviato nella frazione di Prignano è sicuramente il più suggestivo. La vegetazione col passare dei secoli ha ricoperto l’intera area, ma è sufficiente andare sul posto per rendersi conto in un attimo di come in quel bosco la presenza discreta della storia sia in realtà proprio lì a portata di mano. Basta spostare le ramaglie per trovare pietre in ordine, allineate. Come dimostrano le fotografie scattate dagli studiosi, nella vegetazione si scorgono i resti di alcune strutture murarie in gran parte crollate, di qualche edificio ed anche di quella che era la cinta vera e propria.

Non è tutto, perché ci sono buone possibilità che nel corso dei lavori di scavo possano riemergere, da un terreno attiguo di proprietà della Diocesi, anche i resti di una chiesa duecentesca come di un piccolo cimitero ‘di corte’. La notizia del progetto pensato per recuperare il castello ‘dimenticato’ di Matilde di Canossa ha cominciato a circolare nei mesi scorsi su alcuni siti specializzati in archeologia, dove si scriveva senza troppi giri di parole di una ‘scoperta incredibile’. Ora però c’è un elemento in più a rafforzare la notizia: il sindaco di Prignano Mauro Fantini contattato dal Carlino ha confermato la veridicità di un’iniziativa che al momento opportuno sarà svelata con tutti i particolari del caso. Da quello che trapela, comunque, non mancherebbe molto.

“È con grande soddisfazione – le parole del primo cittadino – che il nostro Comune ha affiancato l’Università di Verona nella presentazione di questo progetto per indagare un sito ricco di storia la cui esistenza, tramandata da generazioni, è circondata da un alone di mistero. È mio dovere – continua Fantini – ringraziare il professor Nicola Mancassola, senza la cui guida illuminata e paziente nulla sarebbe partito ed il professor Roberto Giacobazzi, prorettore dell’Università di Verona, peraltro di origini prignanesi, per il sapiente e decisivo sostegno al progetto. Un ringraziamento va poi ai proprietari dei terreni per la sensibilità dimostrata".

Quelle terre di Montebaranzone sulle quali sorgeva il castello di Matilde di Canossa sono attualmente di proprietà degli eredi delle famiglie Manodori e Fiandri, senza il loro permesso i lavori di scavo dunque non potrebbero prendere il via. In attesa che gli archeologi veronesi tornino nella nostra provincia, e stavolta per restarci a lungo, ovvero il tempo necessario a capire cosa la terra di Montebarazone possa restituire, va infine aggiunto che il lavoro di recupero di ciò che resta della fortificazione di epoca matildica andrebbe ad aggiungere un altro importante luogo di testimonianza di un’epoca e di una figura così importanti per la nostra storia. Al di là del castello di Canossa, dove oggi affianco ai ruderi è presente un museo con i reperti recuperati proprio durante scavi simili a quelli che saranno avviati a Montebaranzone, esistono ancora oggi altre fortificazioni legate a Matilde di Canossa, fra le più famose quelle a Quattro Castella e Carpineti, entrambe in provincia di Reggio Emilia. Ma dalla prossima estate chi davvero vorrà studiare la magna comitissa non potrà escludere dalle sue tappe quella di Montebaranzone, una frazione che vanta case con portali trecenteschi e una torre rinascimentale e, soprattutto, una storia, forse più intima di altre, che attende da secoli di essere riportata alla luce.