Sassuolo (Modena), 14 settembre 2024 – Quando nella vita irrompono la sofferenza, il dolore, la fragilità, può sembrare che non ci sia spazio per altro, che esista soltanto il buio, la disperazione. E invece, come recita un haiku giapponese, bisogna “camminare sopra l'inferno guardando i fiori”, ha detto ieri sera a Sassuolo il Maestro Giovanni Allevi, in uno degli incontri più attesi del FestivalFilosofia dedicato alla Psiche: più di 1.500 persone (sia al teatro Carani che in piazza Garibaldi) hanno seguito il racconto del celebre compositore e pianista che ha rievocato i mesi difficili della sua malattia rivelando anche ciò che questa esperienza gli ha portato. Sono “I nove doni” che il Maestro ha riunito nel suo nuovo libro, appena uscito da Solferino: la libertà dal giudizio altrui, l'autenticità, l'amore per la bellezza e per la natura che guarisce.
“Quella di stasera sarà quasi una confessione”, ha esordito Allevi, applauditissimo al suo ingresso in palcoscenico. Maglioncino e jeans neri, Converse ai piedi, si è totalmente aperto al pubblico: “Voglio raccontarvi alcuni momenti in cui ho avuto la sensazione che la mia anima si espandesse”, ha detto. E ha dipanato il suo intervento attraverso quattro tappe, quattro parole, “uguaglianza”, “guerrieri”, la “cultura” e il “gatto”.
La malattia annulla tutti i ruoli, tutte le differenze, tutti gli status fra le persone: “Entrando all'ospedale sono entrato in un'altra dimensione, quella della sofferenza. Dove tutti siamo uguali”. Ma, quando si affronta la malattia, occorre essere guerrieri, lottare sempre, come Ettore che si batte fino all'ultimo contro il potentissimo Achille. “Quando entri nella sofferenza, scopri dentro di te una forza che non conoscevi”, ha aggiunto il compositore.
Oggi la nostra società tende a 'dimenticare' il dolore, quasi lo vuole nascondere sotto il tappeto, “ma la sofferenza e la fragilità sono il nucleo più profondo dell'essere umano”, e la grande storia, la letteratura, la poesia, la filosofia ci ricordano che “il dolore e la sofferenza accomunano gli esseri umani”. Quindi occorre “camminare sull'inferno guardando i fiori”, come recita un haiku giapponese.
Giovanni Allevi ha parlato anche dei benefici che ha ricevuto dalla pratica della meditazione e della contemplazione della natura: “Ho scoperto di trovare giovamento stando sdraiato, respirando profondamente, ed era bellissimo farmi accompagnare in questa pratica meditativa dalla presenza del mio gattino. Lo tenevo sulla pancia, io facevo le respirazioni, lui faceva le fusa e poi si addormentava. Che bellezza”. Il gattino era già una manifestazione della natura con cui possiamo trovare un nuovo contatto, un nuovo abbraccio. In una conversazione con Federico Taddia, poi, Giovanni Allevi ha ricordato come oggi l'imperfezione non gli faccia più paura: “Quando varchi la soglia dell'ematologia, crolla anche l'importanza del giudizio, crolla l'importanza dei numeri, quanti like, quanti spettatori.. - ha risposto –. Oggi so che ogni individuo brilla di luce propria ed è infinito. Tutti siamo imperfetti e per questo siamo meravigliosamente belli”. E qual è il decimo dono?, gli ha chiesto Taddia. “Il decimo dono l'ho qui davanti a me, in questa sala. È questo pubblico, siete voi”, ha concluso. Dopo l'incontro, il sindaco di Sassuolo Matteo Mesini e l'assessore alla cultura Federico Ferrari si sono recati nel camerino del teatro Carani per salutare e ringraziare Allevi per la bellissima, toccante serata. Anche i giovani musicisti dell'Accademia Filarmonica di Sassuolo hanno voluto salutare il Maestro, invitandolo a suonare con loro il concerto per violoncello che ha composto durante il ricovero. Poi Allevi è tornato in sala per il firmacopie: centinaia di persone hanno atteso in fila per poter avere un autografo sul libro e un selfie, e lui non si è sottratto. Come in un grande, enorme abbraccio.