Caro bollette, strutture per anziani in crisi: "Il riscaldamento non si può spegnere"

Ferraguti, presidente della Casa della Gioia e del Sole: "Quest’anno spenderemo per il gas e l’elettricità circa 200mila euro"

Modena, 7 settembre 2022 -  L’aumento dei costi di luce e gas sta mettendo a rischio il sistema di assistenza alla persona. Case di residenza per anziani, centri diurni, cooperative sociali che si occupano delle attività di persone con disabilità hanno dato fondo alle proprie riserve per far fronte alle spese schizzate alle stelle negli ultimi mesi, ma senza un intervento rapido dalla Regione e dal Governo le strutture rischiano seriamente di dover chiudere i battenti o, comunque, di dover ridurre la propria operatività.

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Antonio Ferraguti, presidente della Casa della Gioia e del Sole
Antonio Ferraguti, presidente della Casa della Gioia e del Sole

"Il nostro non è un appartamento e non siamo un’azienda con gli uffici con gli impiegati che lavorano 8 o 9 ore per cinque giorni alla settimana. Qui vivono persone anziane e malate, in inverno dobbiamo tenere acceso il riscaldamento giorno e notte e in estate non possiamo pensare di spegnere i condizionatori d’aria nemmeno per qualche ora". Lo racconta Antonio Ferraguti, presidente della Casa della Gioia e del Sole, che si è messo a sfogliare le ultime bollette arrivate alla casa di residenza per anziani di via Mar Mediterraneo. Qui nel 2020 i costi energetici si erano attestati intorno a 40mila euro l’anno; a luglio si è già più che raddoppiata quella cifra con la prospettiva di chiudere il 2022 con 180/200mila euro di bollette per luce e gas. "Registreremo una grave perdita di bilancio con oneri che non possiamo far rivalere sugli utenti e le loro famiglie" spiega Ferraguti.

«Siamo una struttura con le spalle robuste, negli ultimi anni abbiamo fatto investimenti, abbiamo da poco inaugurato ‘La casetta’ per persone affette da demenza e durante i lavori abbiamo installato impianti moderni per il risparmio energetico, ma con la crisi che si è affacciata anche nel nostro paese tutto questo non è sufficiente – aggiunge il presidente –. Questa emergenza va sommata agli altri problemi che stanno mettendo in seria difficoltà le strutture come la nostra, come i contratti di servizio che sono fermi a marzo 2020 e tutto quello che ha comportato la pandemia in termini di spese per garantire la sicurezza del personale e degli ospiti". Quest’altra tegola caduta sulle realtà che si occupano di cura e assistenza alle persone deboli, fa tremare i gestori. "Da aprile – ricorda Ferraguti – ci è stata data la possibilità di recuperare il credito d’imposta ma è una misura assolutamente inadeguata, avremo recuperato sì e no 3mila euro. E nemmeno la proposta di raddoppiarla avanzata da una parte politica non basta". Tutti d’accordo che una soluzione va trovata ai ‘piani alti’ e che la politica, sia a livello nazionale che internazionale, deve lavorare incessantemente per trovare una soluzione al conflitto in corso in Ucraina. Ma le conseguenze del disordine mondiale stanno rigettato il sistema del welfare in ginocchio.

«Stiamo vivendo un nuovo Covid, anzi ancora peggio del Covid – spiega Ireneo Maruccia, coordinatore della Casa della Gioia e coordinatore provinciale di Federsolidarietà –. È una nuova emergenza che non si può risolvere con lo zuccherino. Ancora qualche mese in questa situazione e rischiamo di chiudere i servizi perché i rincari non sono a due cifre che riusciamo a tamponare con le nostre riserve, qui parliamo di un aumento dei costi a tre cifre in percentuale. Si tratta di una vera e propria emergenza e va trattata in quanto tale". Venendo a mancare la marginalità, si chiede subito un intervento della Regione, in attesa di provvedimenti governativi. "Abbiamo trovato disponibilità da parte della Regione con la quale abbiamo già aperto un tavolo di discussione. Ma non possiamo risolvere questa emergenza con solo i fondi regionali".