
La ceramica Opera Group
Modena, 24 maggio 2025 – Cupe nuvole nere si addensano sul capo dei 147 lavoratori e lavoratrici dello stabilimento ceramico Opera Group, che occupa 112 persone a Camposanto e 35 a Maranello, sede legale e amministrativa del gruppo.
Oggi per loro scade la cassa integrazione straordinaria e, purtroppo, è arrivata la decisione del Tribunale di Modena che decreta la liquidazione giudiziale dell’azienda a seguito del suo collasso finanziario. Ed ora è allarme per il futuro dei dipendenti. I sindacati di categoria, Filctem Cgil Modena, Femca Cisl Emilia Centrale e Uiltec Uil Modena, dopo che il 21 maggio scorso si è riunito il tavolo di crisi regionale, insieme alle istituzioni e al curatore fallimentare nominato dal Tribunale, spiegano che “la situazione è difficilissima e occorre esserne ben consapevoli. Le nostre organizzazioni sono mobilitate al massimo per proteggere le lavoratrici e i lavoratori, ora occorre che anche imprese e istituzioni entrino in campo per evitare la scomparsa di una rilevante realtà produttiva del comparto ceramico”.
Preoccupazione è stata espressa anche dalla sindaca di Camposanto, Monja Zaniboni, che sollecita “azioni efficaci e strumenti concreti”. “Da oltre un anno, come amministrazione comunale – dichiara Zaniboni – stiamo seguendo con attenzione e responsabilità la difficile situazione della ceramica Opera, consapevoli del forte impatto che ha su tante famiglie del nostro territorio. Ci siamo sempre attivati in rete con le istituzioni competenti e i rappresentanti dei lavoratori per costruire percorsi di tutela e tenuta sociale. È fondamentale che ora però si mettano in campo strumenti concreti, a partire dalla proroga degli ammortizzatori e da politiche attive per la ricollocazione. Il Comune ribadisce la piena disponibilità a collaborare con Regione, Provincia e parti sociali per affrontare insieme questa crisi, con realismo, ma anche con la volontà di non lasciare indietro nessuno. I lavoratori di Opera e le loro famiglie meritano attenzione, dignità e futuro”. L’impatto sul territorio di questa crisi potrebbe avere riflessi pesanti, che coinvolgono anche l’indotto. “La crisi finanziaria di Opera nasce da lontano e, negli ultimi anni, – accusano dal sindacato – ha visto sommarsi alle difficoltà croniche e ad una massa debitoria imponente, l’incapacità dell’azienda di proprietà dei fratelli Gagliardelli di ristrutturarsi e rilanciarsi in modo credibile in un mercato sempre più contratto. A nulla è valso il tentativo di concordato, che ha portato nel giro di poche settimane alla liquidazione giudiziale per il gruppo e che non ha impedito ai 147 dipendenti di ricevere nei giorni scorsi la notizia del provvedimento del Tribunale”. L’azienda si è insediata nel 2003 presso la frazione Bosco Saliceta (Camposanto), dove in precedenza hanno esercitato le aziende cessate, Rubino e Bosco. Il fronte sindacale, che ha raccolto la rabbia dei lavoratori anche per i ritardi o i mancati pagamenti, ha già richiesto di utilizzare gli ammortizzatori sociali e di esplorare, nel contempo, ogni possibilità per rilanciare la continuità produttiva e occupazionale. “Le nostre organizzazioni – fanno sapere insieme Filctem, Femca e Uiltec – sono mobilitate al massimo per proteggere le lavoratrici e i lavoratori”.