Concordia, la Tecnoline chiede il concordato

L'azienda biomedicale è stata simbolo della rinascita dopo il terremoto, ma i contributi per ricostruire sono arrivati dopo anni e i fondi per gli investimenti non sono ancora stati erogati

Il capannone di Tecnoline distrutto e sotto già ricostruito dopo sei mesi

Il capannone di Tecnoline distrutto e sotto già ricostruito dopo sei mesi

Concordia sulla Secchia (Modena), 16 febbraio 2017 - E' stata una delle aziende della Bassa simbolo della rinascita dopo il terremoto del 2012 e oggi è costretta ad aprire la procedura di concordato con riserva al tribunale fallimentare di Modena. È la parabola della Tecnoline di Concordia, azienda biomedicale specializzata nella produzione di dispositivi e sacche per uso medicale. Le scosse del 20 e 29 maggio 2012 fecero completamente crollare lo stabilimento, compresa la camerea bianca, in cui lavoravano settanta dipendenti: rimasero macerie, polvere ma anche tanta voglia di ricominciare.

Il titolare Stefano Provasi non si perse d’animo e nel giro di sei mesi ricostruì un nuovo capannone vicino a quello crollato, anticipando di tasca propria poco più di un milione di euro. Ma la voglia di ricominciare non è stata sufficiente per combattere la burocrazia, le lungaggini dei progetti, le verifiche dei tecnici: i contributi concessi dalla Regione per la ricostruzione del capannone, 800 mila euro, sono stati liquidati interamente solo il 23 gennaio scorso, a fronte del progetto presentato nel luglio 2014.

Troppo tempo per un’azienda che nel frattempo ha dovuto sostenere altre spese e ora dovrà presentare al giudice un piano di ristrutturazione dei debiti. Per risollevarsi Tecnoline ha continuato ad investire con successo: nel 2014 ha realizzato il primo dispositivo al mondo in grado di trasportare in aereo e ambulanza i pazienti contagiati dal virus Ebola. Grazie ai propri investimenti vinse un bando regionale del 2013 per le imprese colpite dal sisma ma dopo quattro anni i soldi devono ancora arrivare perchè, spiega la Regione, mancano alcune dichiarazioni da parte della società di leasing che ha realizzato il nuovo stabilimento e ne rimane proprietaria fino al termine dei pagamenti. Un inghippo burocratico, insomma. Non verranno invece rimborsati i costi che Tecnoline ha sostenuto nell’estate del 2012 per pagare l’albergo in Valtellina ai dipendenti che continuavano a lavorare nella camera bianca concessa da un fornitore nella zona. Nel 2014 sono arrivati dalla Regione 340mila euro per scorte e attrezzatura: ma per l’azienda non è stato sufficiente.