
La presentazione del terzo rapporto sui redditi da pensione
Modena, 28 maggio 2025 – Pensionati, e soprattutto pensionate (le donne sono maggiormente penalizzate) sempre più poveri a causa dell’inflazione – addirittura salita a Modena all’8,3%nel 2022 – con una consistente perdita del potere d’acquisto dal 2016 ad oggi. È quanto emerge dalla terza edizione del rapporto sui redditi da pensione realizzato da CGIL Modena, CAAF CGIL Modena, Patronato Inca Cgil Modena e Federconsumatori. “Serve una nuova idea di società basata sul lavoro dignitoso” ha affermato Roberto Righi, segretario generale Spi Modena.
Il quadro della situazione è allarmante: una perdita del 4,1% del potere d’acquisto in otto anni, pari a circa 900 euro lordi in meno per pensionato. L’annus horribilis nel periodo preso in considerazione (2016-2023) è il 2022 con rincari record, nel 2023 c’è stato un leggero recupero del potere d’acquisto, ma non basta. Quello che emerge dall’indagine certosina, basata sui dati forniti dal Patronato, è la presenza di una fascia della popolazione sempre più vulnerabile, colpita dall’aumento dei prezzi e dal costo della vita.
“Il potere d’acquisto delle pensioni è in caduta libera – ha continuato Roberto Righi –, è un problema strutturale, causato dall’inflazione e dal mancato adeguamento economico del governo”. Il taglio alla rivalutazione deciso dal governo Meloni – viene messo nero su bianco nell’analisi – “ha determinato un risparmio per lo Stato superiore ai 15 miliardi”. Ciò ha comportato, invece, perdite difficilmente colmabili per i pensionati.
“I pensionati, infatti, sono spesso costretti a fare scelte difficili, risparmiare su alimenti come carne, frutta e verdura, rinunciare a cure sanitarie o cercare alternative infelici (affidarsi al gioco d’azzardo, ndr)” sottolinea Righi.
Sono stati analizzati 12 profili di pensionati tipo, dall’infermiera con lavoro continuativo e stabile per 20 anni, al dirigente aziendale, al manovale con lavoro saltuario: in qualsiasi caso è evidente come ci sia stato un calo pensionistico significativo e di come i più colpiti siano i “giovani pensionati”, vittime di “un governo poco presente e di una legislazione complessa”. “Chi ha avuto una carriera lavorativa discontinua fa molta fatica a mantenere se stesso, quindi è venuto meno quell’ammortizzatore sociale essenziale per le nuove generazioni, non ci sono più i nonni o i genitori che riescono ad aiutare economicamente i più giovani” ha spiegato Righi. Si allarga anche la forbice di reddito tra uomini e donne. Donne che hanno pensioni mediamente inferiori di 4.920 euro lordi annui (- 22 per cento rispetto agli uomini).
La ricerca condotta dal CAAF, in collaborazione col sindacato, ha raccolto e analizzato 350.000 dichiarazioni dei redditi (presentate nel periodo 2017-2024, relativamente agli anni fiscali 2016-2023). “La situazione è peggiorata in modo omogeneo su tutto il territorio, senza grandi differenze tra aree, ma con dinamiche particolarmente critiche per città come Modena” afferma Daniele Dieci, segretario della Cgil di Modena.
“Modena risente dell’impatto della crisi industriale e della progressiva precarizzazione del lavoro. Oggi si va in pensione dieci anni dopo rispetto al passato, e con un importo ridotto. Questa situazione è dovuta ad un’inadeguatezza delle misure governative, e per questo incentiviamo tutti i cittadini a recarsi alle urne per il referendum di giugno, affinché il lavoro possa essere riportato in primo piano”. Alla crisi economica si somma quella sociale, con nuove forme di esclusione dovute all’utilizzo estremo della tecnologia, che mette in difficoltà le persone più anziane.
Marzio Govoni, presidente di Federconsumatori, ha concluso: “Abbiamo sempre più richieste per bonus e aiuti statali per pensionati che non riescono a sostenersi. Cerchiamo di offrire forme di sostegno ma il cambiamento deve avvenire in modo strutturale, devono essere investiti denaro ed energie senza paura”.