Federica Minozzi, ceo di Iris: "Cultura, arte e sostenibilità per fare grande la ceramica"

Insieme al padre Romano dirige il fiore all’occhiello di Modena e Reggio. Il suo volto sorridente è finito sull’ultima prima pagina di Forbes

Federica Minozzi, ceo di Iris: "Cultura, arte e sostenibilità per fare grande la ceramica"

Federica Minozzi, ceo di Iris: "Cultura, arte e sostenibilità per fare grande la ceramica"

Modena, 8 agosto 2022 - L’energia del fuoco e la forza soffice della poesia. Oscilla fra due poli apparentemente antitetici, ma in realtà capaci di dialogare, la creatività della donna che concepisce il mondo della ceramica non solo come elemento imprenditoriale, ma anche come elemento di cultura per valorizzare società e ambiente. Federica Minozzi, Ceo di Iris Ceramica Group, fiore all’occhiello del distretto ceramico italiano e leader internazionale nel mercato di alta gamma, guida in tandem con il papà, Romano Minozzi, presidente, un gruppo con 1500 dipendenti, 500 milioni di fatturato, 8 marchi principali e presenza in 170 Paesi del mondo. Il cuore aziendale è parte nel Modenese e parte nel Reggiano. Il sorriso di Federica Minozzi è comparso sulla copertina dell’ edizione italiana di Forbes, autorevole rivista statunitense di economia.

Cos’è per lei la ceramica?

“Il nostro gruppo lavora sulle grandi superfici e l’immagine che mi viene in mente è quella poetica di una farfalla con un’anima di titanio”.

Lei Ceo, suo papà fondatore del gruppo: chi comanda?

“ Condividiamo insieme le decisioni, ne parliamo spesso a pranzo. Io ho una visione e un ruolo prevalentemente operativi, lui agisce con visione più strategica. Spesso da un particolare sa allargare la prospettiva ad un metodo più generale”.

Voleva fare l’imprenditrice o è stata una scelta obbligata?

“Da piccola con le mie cugine giocavo alla compravendita di maioliche, ma sognavo di fare la criminologa. All’università scelsi giurisprudenza in vista della specializzazione. Ma non ebbi il coraggio di confessarlo a mio papà che intanto diceva: dai, finisci di studiare così entri in azienda. Non sono pentita”.

E ha scoperto la ceramica.

“E me ne sono innamorata. E’ un materiale di ande fascino, racchiude non solo il concetto di materia industriale, ma anche quello di cultura, arte, sostenibilità connessa alla produzione. Gli utilizzi nel mondo dell’arte sono infiniti. Pablo Picasso lavorava la terracotta, la dipingeva, la metteva all’interno della muffola e la riapriva al mattino per verificare cosa aveva creato il fuoco. La ceramica è viva, le si dà un’impronta ma è la componente di tanti fattori tra cui il fuoco che imprime il tocco finale”.

Il suo primo incarico in azienda?

“Era il 1997. Stavamo realizzando una tecnologia innovativa con grandi lastre di porcellanato attraverso la Fabbrica marmi e graniti, brand di Iris. Riproduceva le caratteristiche estetiche del marmo. Io mi occupai del lancio del brand. Con questo materiale abbiamo realizzato aeroporti come quello di Praga, ancora oggi efficiente”.

Partenza difficile?

“Impegnativa. Entravo in un ambiente molto maschile ed ero la figlia del proprietario appena arrivata. Sentivo di essere osservata con diffidenza e mio padre da me si aspettava risultati. Ho imparato anche dagli errori commessi. E’ stata una bella esperienza”.

La lezione più importante del presidente - papà?

“Mi ha trasmesso la capacità di ascoltare in modo profondo gli interlocutori. Anche l’ultimo degli operatori di una filiera quando svolge bene il proprio compito ha qualcosa da insegnare. Così stimolo i collaboratori, cerco di coinvolgerli affinchè diano il meglio. E mio padre sa sempre innovare. Ha trasformato la ceramica da materiale bello ma fragile in superficie resistente all’alto calpestio”.

I vostri hub principali fuori dall’Italia?

“Abbiamo una grande azienda nel Tennessee con sede a Chicago e una a Berlino. Quest’ultima era una fabbrica di carbone che abbiamo riconvertito in una grande area verde”.

Come nascono i progetti?

“Lavoriamo con i centri di ricerca di diverse Università, tramite collaborazioni in Italia e all’estero. Investiamo molto nella formazione e nella ricerca accademica. Anche in collaborazione con l’Università di Milano e quella di Modena e Reggio Emilia, stiamo scrivendo un nuovo capitolo:la realizzazione della prima fabbrica al mondo alimentata ad idrogeno verde”.

In cosa consiste?

“L’idrogeno è un carburante green se prodotto con energia verde.

Stiamo realizzando la prima fabbrica a idrogeno verde e fra un anno avremo la completa autoproduzione. E’ prevista l’installazione di pannelli fotovoltaici sul tetto di una fabbrica a Castellarano (Reggio Emilia), con cui verrà alimentato soprattutto il forno ceramico che oggi funziona a gas metano”.

Cos’è la sostenibilità?

“E’ il rispetto per l’ambiente. E ‘ anche una forma mentis che cerco di applicare utilizzando perfino cataloghi fatti con carta riciclata. Iris group ha ottenuto anche una certificazione internazionale che riguarda la produzione dei materiali”.

Cosa pensa delle quote rosa?

“Il concetto si basa su un intento nobile. Ma c’è il rischio che si debba inserire per forza una donna in un certo ruolo dovendo magari scegliere una candidata non adatta professionalmente. Le scelte vanno fatte sulla base del valore professionale e umano. Poi servono rispetto e supporto alle donne affinchè possano gestire la vita lavorativa e quella familiare, che grava prevalentemente su di loro”.

Cosa fa Federica Minozzi nel tempo libero?

“Viaggio e scrivo poesie perchè mi piace tradurre le emozioni in versi. Adoro Quasimodo e Ungaretti. Poi mi appassiona il nuoto. Facevo ininterrottamente 100 vasche da 25 metri”.

Mario Draghi?

“Penso sia una perdita. Grazie a lui l’Italia ha guadagnato un grande credito all’estero”.

Perchè ammira la regina Elisabett a?

“E’ un connubio perfetto fra tradizione e innovazione. Sa comunicare con le nuove e le vecchie generazioni e si mette sempre in discussione. E’ lo spirito con cui cerco di guidare Iris group”.