Guerra in Ucraina, per ora il brand Liu Jo non lascia la Russia

Marchi: "Tanti brand abbandonano Mosca e San Pietroburgo, noi no: le colpe di Putin non ricadano sugli imprenditori"

Liu Jo, il presidente Marco Marchi

Liu Jo, il presidente Marco Marchi

Modena, 13 marzo 2022 - La pandemia prima e ora la guerra in Ucraina. Fattori che hanno fortemente destabilizzato l’export delle nostre imprese. Sul punto interviene l’imprenditore carpigiano Marco Marchi, presidente e amministratore di Liu Jo, la società di moda premium che ha fondato quasi 26 anni fa insieme al fratello Vannis, di cui oggi ha il controllo. Nel 2019 ha costituito Eccellenze Italiane, holding per accogliere altri marchi, tra i quali Blumarine.

Come state vivendo la guerra in Ucraina?

"La Russia ha un’incidenza significativa sull’export, in generale, in vari settori, essendo uno dei maggiori clienti del Made in Italy. Questa guerra ha travolto tutto il comparto, sia tessile che calzaturiero e siamo in attesa di conoscerne gli sviluppi, prima di tutto da un punto di vista umanitario, sperando nella pace, e poi, in quanto imprenditori anche sotto l’aspetto del business".

Come Liu Jo quanto siete coinvolti?

"Rispetto al nostro fatturato (400 milioni di euro), l’export verso Russia e Ucraina oscilla tra il 10/15%".

Avete deciso di bloccare ogni esportazione?

"Non esattamente. Stiamo ‘vigilando’, per capire caso per caso quali sono le situazioni, ma per adesso abbiamo deciso di non bloccare le esportazioni. Abbiamo vari negozi, sia monomarca che in franchising in quei Paesi, e se in Ucraina, per ovvie ragioni sono stati chiusi, in Russia (Mosca, San Pietroburgo e altre città) sono ancora aperti. Certo, ci troviamo di fronte ad un crollo del 40% del rublo, ma vogliamo ancora credere in quel territorio in cui abbiamo per anni investito. Per quello che ci riguarda, non reputiamo corretto adesso, affrontare la questione, uscendo completamente di scena da quel mercato".

Cosa intende?

"Abbiamo costruito in questi anni relazioni pluridecennali, quasi ‘familiari’, con i singoli imprenditori che hanno creduto in noi, hanno investito nel crearsi un’attività e nell’esporre la nostra insegna e dunque hanno contribuito alla notorietà del marchio Liu Jo anche in quei Paesi. Ci sono rapporti umani che non ci sentiamo di ignorare ora: noi abbiamo sempre trattato con le persone che hanno investito in noi, non con gli oligarchi".

Dunque, non li volete ‘abbandonare’ proprio adesso.

"Esatto. Non reputiamo corretto uscire dal Paese proprio in questo momento. I cittadini, gli imprenditori, non hanno colpa di quello che Putin ha deciso di fare iniziando la guerra. Molti brand internazionali hanno interrotto ogni tipo di rapporto: ad oggi noi non ci sentiamo di farlo. Certo, parliamo di abbigliamento, di cose ‘effimere’ rispetto a quello che sta accadendo, ma il mondo dell’economia deve necessariamente andare avanti".