Modena, in centro ha chiuso un negozio su cinque

Confcommercio, i numeri degli ultimi dieci anni: "Perse ben 127 vetrine, ma aumentano bar e ristoranti"

Negozi chiusi a Modena

Negozi chiusi a Modena

Modena, 2 marzo 2022 - "La valorizzazione del commercio elemento imprescindibile per una città vivibile, coesa e sicura". Ne è convinto il presidente Confcommercio della città di Modena, Riccardo Pisani, col quale cerchiamo di comprendere cosa è accaduto in questi nove anni trascorsi dal 2012 al 2021, che hanno comportato un duro colpo per le attività commerciali a Modena. Persi in questo lasso di tempo 127 esercizi commerciali solo in centro storico, che significano un calo del – 18,4%, ovvero si è persa quasi 1 attività ogni 5. Emerge dall’indagine condotta da Confcommercio su dati in possesso della Camera di commercio di Modena. A controbilanciare le perdite ha fatto da contrappunto nello spesso periodo un incremento nel numero di bar, ristoranti e alberghi che sono passati dal 2012 al 2021 da 277 a 323.

Pisani, queste perdite sono un segnale di allarme dovuto semplicemente a una sottovalutazione del ruolo del commercio o sono conseguenza fisiologica anche di cambiamenti culturali del cliente?

"Lo studio prende in esame un range di 9 anni. E’ chiaro che all’interno di questo periodo c’è un dato purtroppo fisiologico di cambiamenti culturali, di passaggio dei consumi su canali di vendita online, che soprattutto va a colpire i piccoli esercenti, e anche il passaggio verso i poli legati al commercio della grande distribuzione. E’ indubbio che i canali online passo dopo passo acquisiscono quote di mercato sempre più consistenti rispetto al commercio tradizionale. Negli ultimi due anni, però, lockdown e restrizioni sanitarie hanno agito da acceleratore di questa tendenza e hanno finito per rappresentare uno spartiacque. Molte imprese ora fanno fatica più di quello che un calo semplicemente fisiologico avrebbe comportato. E’, infatti, evidente che il commercio online se prima aveva una crescita lineare, oggi ha una crescita esponenziale".

A sorpresa vediamo aumentare le presenze di alberghi, bar e ristorazione come lo spiega?

"Crescono alberghi, bar, ristoranti segno che i consumi extradomestici dei pasti sono molto aumentati, ciò grazie al cambiamento dello stile di vita di numerose famiglie con marito e moglie che lavorano fuori casa e preferiscono mangiare un pasto veloce. Anche su questo settore però la ricerca non tiene conto del punto di rottura che c’è stato con la pandemia, poiché la ristorazione, e anche il turismo, fortemente limitati negli ultimi 2 anni sono precipitati a zero. Questi segmenti del commercio oggi si trovano fortemente in difficoltà. Adesso, poi, che la pandemia sembrava andare verso un contenimento delle sue problematiche, c’è stata l’esplosione dei costi energetici, delle utenze, in maniera talmente elevata da annullare la sostenibilità di molti esercizi. Oltre all’aumento delle utenze di pari passo c’è stato l’aumento di tutte le forniture e oggi l’orizzonte della guerra in Ucraina lascia presagire che da adesso in poi la situazione degli aumenti non potrà che peggiorare".

Quali misure chiedete all’amministrazione per arginare questo processo involutivo del settore?

"Su ristorazione ed in particolare attività turistiche, che ora vivono una fase di gravissima difficoltà, crediamo vadano concentrati tutti gli sforzi anche locali, a partire dal taglio della Tari come ha fatto Bologna. Diverso il discorso sul commercio, per il quale vanno colte le opportunità del nuovo Piano regolatore e del Pnrr per definire strategie condivise utili a contrastare i fenomeni di desertificazione commerciale in atto in diverse parti della città, valorizzando il tessuto economico in tutte le sue forme e funzioni, incluse quelle di sostenibilità, di qualità urbana e coesione sociale".