Modena, 9 gennaio 2013 - «QUEST’ANNO c’ho messo la faccia». E quando ci si mette la faccia, soprattutto sulle novità indigeste (il piano sosta?) il consenso cala. Giorgio Pighi due giorni fa ha incassato una bocciatura. La classifica sul gradimento dei sindaci pubblicata dal Sole 24 Ore e curata da Ipr Marketing l’ha collocato decisamente in basso, 83° posto. Se fosse il campionato di calcio, diremmo vicino alla ‘zona retrocessione’.


Il suo consenso, rispetto all’anno dell’elezione, è calato di due punti percentuali. Un gap che è ancora maggiore se si fa il paragone con l’anno scorso: nel 2012 lo sosteneva il 52% dei cittadini, oggi il 48. Con questi numeri, se si votasse oggi (ma ci sono tante variabili di mezzo) Pighi non riuscirebbe a evitare il ballottaggio come ha fatto nel 2009, e si dovrebbe sottoporre — novità assoluta per la rossa Modena — al secondo turno. «Ma — tiene a precisare il sindaco — questo è il mio secondo mandato e non ho bisogno di sorridere a nessuno». Il consenso fa piacere, ci mancherebbe, ma non è ragione di vita.
 

Sindaco, è deluso?
«No, perché c’è una tendenza al ribasso di tutti i sindaci. Questo non è stato un anno facile. C’è stato il rimpasto di giunta, abbiamo fatto il piano sosta, e ci abbiamo sempre messo la faccia. Quando si fanno cose importanti è normale che l’attenzione dei cittadini si sposti sui passaggi più delicati».
Rispetto all’anno scorso, però, ha perso quattro punti percentuali. Non sono troppi?
«Subito dopo l’elezione ero salito molto, passando dal 50 al 52%. Avevo una giunta più omogenea, che aveva messo a segno alcuni colpi importanti. In quel momento non c’era conflitto politico, era più semplice».
 

Conflittualtà che, invece, è venuta a galla l’anno scorso...
«Sono cose normali, ma i cittadini guardano altro: vogliono che la città funzioni».
Gli scontri fra la giunta e il partito, alla fine, hanno penalizzato anche lei. Seccato?
«Io sono al secondo mandato, non ho l’assillo del consenso e non ho bisogno di sorridere a nessuno. Faccio le cose che mi sembrano più giuste, mettendoci la faccia e prendendomi tutte le responsabilità del caso».


La novità digerita peggio è stata il piano sosta. Che ne pensa?
«Stiamo parlando di un piano molto importante per noi. Se un’operazione come questa ci costa solo due punti percentuali in termini di consenso, be’, direi che non è un grosso problema».
 

E il resto?
«Abbiamo aperto il Museo casa natale Enzo Ferrari, un’opera che i modenesi hanno sognato per anni. Sono sicuro che i cittadini ci ricorderanno per queste cose, il museo e il garage del centro, e non perché in un anno abbiamo perso due punti di consenso».


Quanto ha inciso, secondo lei, il clima di sfiducia che si respira a livello nazionale?
«Ha inciso, ci troviamo in una fase di ridefinizione della politica. In momenti come questi non è semplice dare il massimo. Spero che dopo le elezioni, col centrosinistra al governo, tutto ricominci a girare a pieno ritmo».

di Davide Miserendino