Daniela Dondi, l’avvocata tennista che ha fatto cadere il muro rosso a Modena

Dopo 76 anni per la prima volta il centrodestra sconfigge la sinistra Lei, classe ’62, di Fratelli d’Italia, ha battuto il sindacalista Soumahoro "In politica servono persone che abbiano credibilità e trasparenza"

Daniela Dondi, eletta alla Camera: ha distanziato di quasi seimila preferenze il sindacali

Daniela Dondi, eletta alla Camera: ha distanziato di quasi seimila preferenze il sindacali

Modena, 28 settembre 2022 - Le prime elezioni amministrative dopo la fine della Seconda guerra mondiale a Modena si sono svolte il 31 marzo 1946. Vinse con il 48% dei voti il Pci che mandò in consiglio comunale 20 comunisti. Dopo 76 anni, per la prima volta è caduto il ‘Muro di Modena’: il centrodestra al collegio uninominale si è avvicinato al 44% dei consensi superando la sinistra e il resto della coalizione. Una batosta che pesa come un macigno dentro il Partito democratico. Una "vittoria storica" dice Daniela Dondi, l’artefice di questa rivoluzione che domenica ha distanziato di quasi seimila preferenze il sindacalista simbolo della lotta dei braccianti, Aboubakar Soumahoro, arrivato in terra emiliana nell’ultimo mese dopo essere stato assegnato qui dall’‘alto’ per via delle intese romane tra Pd, Alleanza Verdi-Sinistra, +Europa e Impegno civico.

Non c’è una ricetta che spiega un risultato del genere in una delle province più rosse d’Italia. C’è una concomitanza di eventi a spianare la strada ai rappresentanti di Fratelli d’Italia che da alcuni anni (pochi) stanno aumentando il proprio consenso sul territorio. "Noi abbiamo incontrato i modenesi, ci siamo messi ad ascoltare i loro bisogni e le loro paure" che con la crisi energetica e quella economica sono aumentate anche in una provincia ricca come quella modenese.

"In questo percorso – spiega la neoeletta alla Camera – abbiamo compreso quanto ci sia bisogno in politica di persone che abbiano credibilità e trasparenza, che non declamino solo slogan per intervenire sull’emergenza ma propongano soluzioni strutturali".

L’avvocato Dondi, classe 1962, comincia solo di recente a militare nelle fila di FdI, dopo che il partito le propone di candidarsi alle regionali 2020 in Emilia-Romagna, al termine delle quali risulta la prima dei non eletti. Ma la politica comincia a masticarla molto prima, con un impegno nelle categorie forensi. Muove i primi passi dentro l’Ordine degli avvocati di Modena nel 1998 e ne diviene prima consigliere, poi tesoriere, poi segretario e presidente dal 2015 al 2019. "Un’esperienza molto formativa che mi ha permesso di rapportarmi con tante categorie economiche e sociali, con i partiti e i politici di ogni provenienza. In questi anni, e anche grazie alla mia professione, ho potuto conoscere ancora meglio il territorio che non è risparmiato dai problemi legati alla sicurezza".

Il resto dell’esperienza la fa al contatto con la gente comune, svestendo di tanto in tanto i panni dell’avvocato per coprire qualche turno al bar di famiglia, una delle più note pasticcerie di Modena. Non sventola bandiere di partito e il quartier generale in campagna elettorale lo allestisce nel suo studio legale. Gli analisti del voto non devono faticare troppo: il vantaggio di Dondi è la sua ‘modenesità’ che ha convinto oltre 95mila persone.

Un vantaggio che Soumahoro non ha potuto sfruttare. La base, a sinistra, aveva il sospetto e per questo mugugnava, ma si è voluto tirare dritto sacrificando candidati nostrani. E così FdI continua a stappare bottiglie di spumante in attesa della prossima ‘conta’ nel 2024 quando si dovrà eleggere un nuovo sindaco. Festeggia anche la neodeputata, giocatrice e grande appassionata di tennis. L’unica lacrimuccia è per l’ultima partita del suo idolo Federer che ha incontrato nel 2015 agli Internazionali d’Italia a Roma.