Mezzetti: “Rifiuti, a Modena si cambia entro Natale. Subito via alle manutenzioni, sei zone osservate speciali”

Lotta a degrado e insicurezza. Sindaco al lavoro sulle criticità per rendere Modena “più bella e attrattiva”. “Dal Novi Sad al Tempio, situazioni intollerabili. Il Comune fa la sua parte, ma servono rinforzi”

Massimo Mezzetti, sindaco di Modena (Fotofiocchi)

Massimo Mezzetti, sindaco di Modena (Fotofiocchi)

Modena, 15 agosto 2024 – «Non faccio annunci prima di esserne certo, a differenza di altri...». No, Massimo Mezzetti, per dirla sportivamente con Velasco, è per il ’qui e ora’. Basta il presente per tenerlo impegnato su più fronti, dai rifiuti alla sicurezza.

Sindaco, partiamo da un bilancio dei primi 60 giorni. Di cosa va più orgoglioso?

«Prima di tutto della squadra di Giunta: una squadra composta con l’equilibrio dell’esperienza e dell’innovazione, competente e autorevole. Questo ci ha permesso di partire di slancio e senza dover fare un periodo lungo di rodaggio. Abbiamo subito affrontato alcuni dei dossier più delicati: revisione del metodo di raccolta dei rifiuti, reperire le risorse per un massiccio intervento di manutenzione della città, sicurezza.

Da settembre saremo già in grado di dare risposte concrete».

A due mesi dall’elezione, è ancora in ‘luna di miele’ con la città, ma andando avanti passi falsi e ritardi, come per tanti suoi colleghi non verranno più ‘perdonati’. E’ pronto a fronteggiare anche critiche?

«Spero di fare pochi ’passi falsi’ e di rispondere in tempi adeguati alle domande della città. Questa responsabilità me la sento tutta addosso e mi fa dormire poco tranquillo la notte. Purtroppo non sempre dipende tutto dal Comune e spesso dobbiamo fare i conti con la burocrazia di altre amministrazioni dello Stato, oltre che con la nostra. Per quello che riguarda le responsabilità dirette della mia amministrazione ce la metteremo tutta per colmare ritardi e inefficienze laddove ce ne sono. Dateci il tempo di reperire le risorse necessarie e di organizzare la macchina comunale coordinando tutti i settori».

A questo proposito... ha sottolineato che tutti devono collaborare con tutti, assessori, tecnici, uffici amministrativi. Cosa significa nel concreto?

«Oggi non esiste settore o competenza che possa vivere ed operare in regime di separatezza dagli altri. Dal sindaco, agli assessori e ai tecnici, è indispensabile la circolarità delle informazioni. I cassetti vanno aperti e condivisi. Per fare un esempio, non è pensabile rigenerare un’area della città senza che ci sia il concorso di diverse competenze: urbanistica, mobilità, lavori pubblici, ambiente, commercio, cultura...».

Servirà questo spirito di collaborazione per mantenere la promessa sulla raccolta dei rifiuti. Quali saranno i prossimi step per il cambiamento?

«Abbiamo incontrato Hera a fine luglio e abbiamo detto loro una cosa chiara e non contrattabile: non vogliamo più vedere sacchetti a terra in città. Da parte loro non abbiamo trovato resistenze ma comprensione. Il decoro e la pulizia delle nostre strade devono conciliarsi con gli obiettivi della raccolta differenziata, la quale non deve essere un disagio ma va favorito il criterio della praticabilità e della facilità relativa con cui rendere partecipe e proattivo il cittadino. Quindi dall’inizio di settembre un comitato tecnico misto Comune-Hera, avvierà, attraverso il coinvolgimento dei residenti delle aree più interessate al cambiamento, una fase di messa a punto di un progetto esecutivo che entro fine anno dovrà essere operativo su tutto il territorio cittadino».

C’è chi suggerisce di cambiare azienda per la raccolta rifiuti. Cosa risponde?

«Costituire un’azienda comunale non è una cosa fattibile nell’immediato. Non conta l’azienda ma il risultato».

Il nuovo sistema potrà ancora definirsi porta a porta?

«Noi manterremo prioritariamente il porta a porta ma con bidoncini carrellabili o piccole isole recintate con casette ’smart’ laddove i bidoncini non trovino spazio negli androni e cortili condominiali. Faremo incontri, consultazioni nei rioni e anche strada per strada. Ad esempio a Portile e Paganine l’attuale raccolta funziona, altrove con diversa densità abitativa no. In ogni caso resterà ovunque il sacchetto col qrcode, importante per garantire gli obiettivi della differenziata ma non li vedrete più a terra e non ci saranno giorni obbligati per il conferimento. Ripeto: meno disagi, più decoro per una città bella e accogliente».

Passiamo all’altra priorità: la sicurezza. Tra pochi giorni si insedierà l’ex prefetto Camporota. Quali sono le criticità da affrontare subito?

«Ci sono questioni importanti e delicate da affrontare, dalle politiche per la sicurezza a quelle per la coesione sociale e dei minori non accompagnati. Alessandra Camporota ha l’esperienza e l’autorevolezza necessarie a farlo nel modo più adeguato. Ci siamo spesso consultati in queste settimane. A Modena sono presenti 6 aree che da tempo mostrano una situazione di particolare disagio, per usare un eufemismo».

Citiamole.

«Zona Tempio, tra la stazione e via Ferrari; zona Storchi e parco della Rimembranza; Rnord e parco XXIIAprile, Lambda in via Emilia Ovest; zona Costellazioni; e Novi Sad tra la stazione delle corriere e via Fabriani. Situazioni che non sono tollerabili soprattutto per chi vive lì».

Come può intervenire il Comune?

«Il Comune non ha strumenti diretti sull’ordine e la sicurezza, che sono in capo allo Stato, può però intervenire su prevenzione, coesione sociale e può surrogare con la Polizia locale.

Se riusciamo ad aggredire in modo deciso in termini di presidio, controllo e, se necessario, di repressione quelle zone, possiamo forse allentare la tensione e consentire alle persone di vivere in maggiore serenità. Il Comune, ribadisco, per quanto è di sua competenza è pronto a fare la sua parte anche in termini di personale in forza alla Polizia Locale. Il grosso però spetta alle forze dell’ordine dello Stato e qui non posso che registrare le tante parole e i pochi fatti in termini di rafforzamento degli organici a disposizione. Così come non posso fare a meno di rilevare un sistema della giustizia che non è in grado di garantire la certezza della pena, generando frustrazione e sfiducia dei cittadini».

Camporota conosce entrambe le realtà: Stato e Comune.

Punto di forza nel dialogo tra le istituzioni che però le è costato qualche critica dal centrodestra sulla opportunità del doppio ruolo (assessora dopo essere stata prefetto nella stessa città). Ha mai avuto dubbi sulla nomina?

«Inizialmente non se lo aspettava ma ha un forte legame con la città. Le critiche dell’opposizione? Li ho spiazzati con la delega alla sicurezza urbana. Non potevano attaccare sulla sostanza, l’hanno fatto sulla forma. Ma vorrei sottolineare che ci troviamo un ministro dell’Interno che da prefetto di Bologna è andato a fare il capo di gabinetto di Salvini, e poi è tornato prefetto ...».

Torniamo alla sostanza. La sicurezza passa anche dalla lotta al degrado: sulle manutenzioni ha annunciato un piano straordinario. Sono state trascurate?

«La precedente amministrazione ha fatto una grande operazione per raggiungere tutti i finanziamenti Pnrr a disposizione, progetti che richiedono però un cofinanziamento da parte del Comune. Questo ha sottratto risorse ad altri capitoli a bilancio. Ora che quei progetti sono già programmati, possiamo investire sui capitoli in sofferenza, tra cui le manutenzioni. E’ strategico non affrontare il tema della sicurezza solo in termini securitari e repressivi, ma anche sociali e del contrasto al degrado urbano. Dobbiamo rendere vivibile la città in tutti i suoi aspetti. Ecco perché, con uno sforzo straordinario, stiamo reperendo le risorse per mettere a disposizione sin da settembre 4 milioni di euro in favore di un massiccio intervento da realizzare entro fine anno per sistemare e mettere in sicurezza ciclabili, strade, parchi e verde urbano, segnaletica, edifici pubblici. Ho anche un grande piano per ridisegnare la mission delle Polisportive, devono diventare centri di prossimità implementati con altre funzioni, ambulatori, volontariato, centri di aggregazione giovanile».

Anche sull’urbanistica la sua visione di città sembra diversa dagli ultimi 10 anni. La sua giunta è in più in continuità o discontinuità col passato?

«La mia giunta ha il compito di rendere effettivamente operativo il PUG che fu approvato dalla precedente amministrazione. Il PUG richiede una visione organica della città che vedrà protagonista questa amministrazione nel proporla all’insieme di tutti gli stakeholders, imprenditoriali e non, che vorranno concorrere a realizzarla. E’ il tempo di sfide più alte che non siano solo le proposte per realizzare interventi singoli in favore dei lotti di proprietà dei proponenti. Da questi presupposti mi aspetto che ci sia un’adeguata capacità di risposta. Il cambiamento climatico, la crisi degli alloggi, la capacità di essere attrattivi necessitano di progetti all’altezza di una città che voglia e sappia mettersi in gioco e non che replichi, anche migliorando, quanto è già stato fatto».

Ha più sentito Muzzarelli?

«Capita di incrociarci spesso in diverse occasioni».

Tre aggettivi per definire la Modena del futuro.

«Innovativa, attenta, attrattiva. Una città che sia esempio per l’intero Paese».

Come tanti altri professionisti fatica a trovare un alloggio. Problema non da poco per una città che vuole fare dell’accoglienza il suo vanto.

«Lo avevo denunciato in campagna elettorale e lo confermo. C’è anche sul nostro territorio una domanda crescente e largamente insoddisfatta di alloggi con equo affitto, in particolare per famiglie a reddito medio, lavoratori (pubblici e privati) e studenti. Arrivo subito al percorso di soluzione. Noi abbiano uno strumento, l’Agenzia Casa, che ancora non produce i risultati necessari. Per migliorare, e di molto, dobbiamo riuscire a rendere più competitive le condizioni per i proprietari, riconoscendo loro un canone più alto, maggiori benefici fiscali e garanzie, per incrementare il numero di alloggi da offrire in locazione. I maggiori oneri non dovranno essere a carico dell’affittuario ma dovranno essere in parte a carico del Comune che però agirà nell’ambito di un Fondo da costituire – e che potrebbe chiamarsi ’Immobiliare sociale’ – nel quale far confluire le risorse anche di tutti i soggetti, pubblici e privati, investiti da questo problema e che non possono disinteressarsene. Contemporaneamente dovremo far fronte comune con le altre città sulla questione Airbnb per limitare la diffusione incontrollata delle locazioni brevi, che sottraggono abitazioni per famiglie, lavoratori e studenti, e fanno impennare i canoni di affitto».

La sua casa nel frattempo è il Comune...

«Di fatto si, dalla mattina alla sera, mi manca solo di metterci una branda per dormire la notte…».

E quando non è presente, è ’connesso’ via social. Un scelta?

«Devo confessare che non amo stare troppo in vetrina. Io provengo da una scuola politica che anteponeva l’essere all’apparire. Mi dicono però che sono un boomer e devo adeguarmi alle nuovo regole di comunicazione politica».

Il compromesso che dice di aver trovato è quello che vale in tutti gli aspetti: usare equilibrio.