Modena, 2 gennaio 2012 - Lasciata ad aspettare, per ore, nelle stanze dell’ospedale di Pavullo con dolori lancinanti: una lunga agonia che ha portato la pensionata Antonia Gennari alla morte, nel giorno di Natale. E’ la sfogo di Cristina Guidarini, sfogo che non si tradurrà in una denuncia formale alla procura, «perché tanto nessuno potrebbe restituirmi mia madre e non è un risarcimento che mi interessa». Quello che vuole è che si rifletta su quanto accaduto (l’Ausl oggi replicherà). «Io e mia madre — racconta — siamo partiti da Fanano e siamo arrivati all’ospedale di Pavullo alle 5.40, ma abbiamo dovuto aspettare fino alle 11 perché le facessero una Tac. Verso le 7.30 le hanno fatto i raggi e il radiologo è andato a casa. Il medico chirurgo, quando è arrivato, ha richiesto una Tac perché non riusciva a capire che cosa provocasse il blocco intestinale. Mi hanno detto che avrebbe dovuto aspettare fino alle 10 perché solo a quell’ora sarebbe arrivata la radiologa, poi giunta in ritardo».

E mentre i minuti passavano, «mia madre urlava di continuo. Diceva: aiutatemi, non ce la faccio più». «Finalmente alle 13 — prosegue la figlia — è entrata in sala operatoria dopo che le avevano riscontrato una peritonite. Quando mi hanno detto che l’avrebbero operata sapevo che non ce l’avrebbe fatta: a 82 anni non avrebbe resistito a nessuna operazione, al ché ho chiesto ai medici di farla morire in pace. Ma loro hanno comunque provato il tutto per tutto. Dopo complicazioni l’hanno caricata su un’ambulanza per Baggiovara, ma è morta durante il viaggio. Sono sicura — prosegue — che i medici in sala operatoria abbiamo fatto il possibile, ma non perdonerò mai i responsabili della sua agonia. Perché non le hanno fatto la Tac prima che se ne andasse il radiologo e comunque perché non hanno chiamato nessuno per 4 ore?
E’ possibile che solo perché era il giorno di Natale non ci fosse nessuno reperibile? Non dimenticherò mai le sue urla. E io, che cosa potevo fare? Cosa bisogna fare perché in un ospedale facciano quello che devono fare?», si chiede ora la donna, distrutta dal dolore.