Giorgio Squinzi morto, con lui il Sassuolo è arrivato in Europa

Ha rilevato il club in C2 e l’ha portato tra le grandi del calcio

Giorgio Squinzi festeggia la promozione del Sassuolo

Giorgio Squinzi festeggia la promozione del Sassuolo

Sassuolo (Modena), 3 ottobre 2019 - Sognava di portarlo in ‘Champions’, il ‘suo’ Sassuolo, ma ci è solo andato vicino. Il traguardo più alto, impensabile tuttavia quando, 15 anni fa, acquistò i neroverdi in C2 («per 30mila euro», disse) è stata l’Europa League di qualche anno fa. Se n’è andato con un sogno in tasca, il Dottore: tutti lo chiamavano così, a Sassuolo, Giorgio Squinzi (foto), inventore del miracolo neroverde e di altri. Imprenditore con la ‘I’ maiuscola, uomo di idee e di fatti, scomparso ieri all’età di 76 anni. Sassuolo, ed il Sassuolo, perdono un patrimonio, un impero con fatturato a sette zeri – potentissimo nel distretto, complici diverse consociate che hanno sede tra le due sponde del Secchia – ed un punto di riferimento il cui riverbero, per tutti, era soprattutto neroverde.

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Sergio Sassi, vicepresidente del Sassuolo, lo convinse, 15 anni fa, a ‘dare una mano’ al manipolo di imprenditori che sottendevano alla sorti del Sassuolo di C2, e Giorgio Squinzi ne fece veicolo di una filosofia vincente che ancora oggi stupisce. Inventò dal niente un progetto sorretto dalle spalle larghissime della sua multinazionale e costruì progetto che ancora oggi sa di favola. Dalla C2 alle C1 alla B, «perché – disse due lustri fa – la Mapei mica fa lo sponsor a una squadra di terza serie». E dalla B alla A, all’Europa: aveva già vinto tutto con il ciclismo, ‘il Dottore’, e nel calcio è come se avesse vinto tutto. Partendo dalle retrovie, ha portato il Sassuolo in serie A, ha creduto e investito su realtà decotta – ai tempi – suggerendole futuro possibile. Con l’allure tutto milanese del padrone delle ferriere ma con quell’idea che se lavori di squadra e sai investire un approdo prima poi lo trovi: uno dei suoi approdi, Squinzi, lo aveva trovato in un Sassuolo fatto crescere a immagine e somiglianza delle sue aziende.

Solido e rampante, abituato a non porsi limiti nemmeno quando il calcio dei grandi lo guardava dal piano di sotto, o dagli scantinati della terza serie. «Il mio sogno è battere l’Inter a San Siro», diceva da milanista, quando quanto invece succederà in più occasioni sembrava impossibile. Ha battuto l’Inter ma non il destino, il Dottore, e Sassuolo, con lui, perde non meno di quanto perde quel Sassuolo che Giorgio Squinzi si inventò dal nulla. Portandolo lontanissimo, oltre l’immaginazione di ognuno. Ma non sua, sempre un passo avanti.