Anderson: «Una sconfitta che ci aiuterà a crescere»

«Dobbiamo ritrovare una battuta di sicurezza. Contro la Lube non ci siamo creati occasioni per vincere punti battendo male, io per primo»

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«Una partita molto difficile, nella quale non siamo mai riusciti a trovare il ritmo, esattamente come ha detto il coach Andrea Giani». L’analisi di Matthew Anderson, nel calendario chiuso tra due partite fondamentali, quella appena persa a Civitanova Marche e quella da vincere domani al PalaLido di Milano, è spietata ma senza drammi. Come tutto il resto della squadra, anche l’asso americano è stato vittima di una giornata no al servizio, evento per lui più unico che raro e di cui si assume tutte le responsbailità: «Dopo un match come questo dobbiamo tornare indietro e trovare una battuta di sicurezza proprio per quei momenti in cui non siamo in confidenza col fondamentale. Perché nelle altre fasi della partita non ci siamo espressi male: le transizioni erano buone, abbiamo difeso. Purtroppo non ci siamo creati abbastanza occasioni per vincere i punti battendo male, io per primo». Autocritica quindi, per lo schiacciatore di Buffalo. Che però non vuole buttare via tutto di quanto giocato all’Eurosuole Forum: «Non è stato tutto negativo, dobbiamo conservare le cose che abbiamo fatto bene e, ovviamente, migliorare le fasi nelle quali non ci siamo espressi come sappiamo».

Il focus si sposta poi sulla Powervolley Milano, su un’altra trasferta lunga e soprattutto ostica. Di là dalla rete una formazione, quella di Roberto Piazza, che ha perso i due big match contro Trento e Lube, ma che ha saputo far bottino pieno in tutte le altre gare. Un’avversaria scomoda, che dovrebbe anche riuscire a recuperare il suo faro Nimir Abdel Aziz, uscito per una contusione alla caviglia domenica ma in grado di recuperare (sembra) per il match di domani pomeriggio. Come si azzera tutto allora, dopo una sconfitta così cocente, per giocare ogni tre giorni? «La natura di questa stagione è questa: è l’anno che precede le Olimpiadi e sappiamo dall’inizio che dobbiamo giocare ogni tre giorni. È difficile, certo, perché alcuni di noi sono scesi dall’aereo dopo la World Cup in Giappone e nel giro di due giorni erano di nuovo in campo per la prima di campionato, senza sosta. Come dobbiamo affrontare i tanti impegni? Gestendoci con saggezza quando siamo fuori dal campo, nei pochi giorni di pausa, e dando il massimo quando siamo sul terreno di gioco per gli allenamenti o le partite».

a.t.