Berardi, l’ultima bandiera: il sogno di Giorgio Squinzi è stato esaudito

Nel 2016 disse che desiderava averlo a vita per costruirgli attorno un progetto "alla sua altezza"

Migration

"Lo sogno bandiera del Sassuolo". Estate 2016, il Sassuolo si affacciava alla sua prima (e fin qua unica) stagione ‘europea’. E la dichiarazione, ripescata dagli archivi, era di Giorgio Squinzi, artefice ed inventore del ‘miracolo-Sassuolo’, che su Domenico Berardi aveva le idee ben chiare ("giocatore straordinario: dovremo essere bravi a mettergli a disposizione una squadra all’altezza"), cui il recente rinnovo contrattuale dell’attaccante calabrese ha dato compiutamente corso. Il compianto ‘Signor Mapei’ non c’è più, ma con la firma (fino al 2027) apposta sul contratto Berardinho raccoglie da capitan Magnanelli (fresco d’addio dopo 17 stagioni in campo con la stessa maglia, e arruolato nello staff tecnico) proprio quell’eredità lì. Quella, appunto, di bandiera, concetto quantomeno astratto nel calcio-business di oggi ma non privo di significato, soprattutto nelle piccole piazze dove una certa idea di ‘pallone’ (r)esiste ancora.

Ma se tutto va come deve l’attaccante calabrese, nell’estate del 2027, avrà giocato per 15 stagioni di fila – cui ne vanno aggiunte due di settore giovanile – con addosso la maglia neroverde. Sulla quale si è già stampato, prima del numero 10 di quest’anno, parecchi record essendo già il miglior marcatore di sempre della centenaria storia del club con 121 gol, oltre che il più presente di sempre in attività (Magnanelli ha fermato il tassametro a 481, Berardinho ricomincia da 327) e il secondo più presente in A (primo è Consigli, a 302) oltre che quello con maggiore anzianità di servizio.

E proprio quest’ultima (Berardi debuttò tra i pro nell’agosto del 2012) dà spessore al ruolo di bandiera che lo colloca sul podio dei giocatori più ‘fedeli’ alla maglia. Secondo a pari merito con il portiere dell’Inter Samir Handanovic che, come del resto l’attaccante calabrese, comincia la sua undicesima stagione con addosso gli stessi colori, e conta solo relativamente il fatto che Berardi, rispetto ad Handovic, sia più giovane di 10 anni. Così come rileva solo parzialmente la circostanza che a togliere a Berardi – e ad Handanovic – il gradino più alto del podio-fedeltà sia Stefan Radu, difensore rumeno che ha cominciato, con la Lazio, la sua 16ma stagione nella stessa squadra: l’ormai trentaseienne difensore laziale, sbarcato in biancoceleste nel 2008, ha infatti già annunciato il suo ritiro a fine stagione, mentre Berardi di anni ne ha appena compiuti 28.

s.f.