BOMBER A TUTTA BIRRA

Caputo imprenditore e super attaccante del Sassuolo

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di Stefano Fogliani

«Un po’ la pausa l’abbiamo subita, ma stiamo recuperando giocatori importanti e diciamo che da questo punto ci è stata utile». L’impressione, tuttavia, è che Francesco Caputo non veda l’ora di tornare in campo, «anche perché io – dice l’attaccante neroverde - sono uno che vuole giocare. Sempre. Era così quando, ragazzino, giocavo nei Dilettanti, è così oggi che ho raggiunto questa serie A conquistata tardi ma che voglio godermi fino in fondo».

L’aveva assaggiata a Bari, nel 2010, la massima serie, ma il bomber di provincia ha avuto bisogno proprio della provincia per ritrovarla. Empoli la stagione scorsa, Sassuolo quest’anno. «De Zerbi mi cercava da tempo, e io – ha detto Caputo, ospite a ‘Barba e capelli’ - volevo rimanere in A»: lo spiega così il suo passaggio a Sassuolo, l’attaccante, perfettamente calato nella nuova dimensione. Se gli chiedi se non gli piacerebbe, oggi che ha 32 anni, giocare in una big risponde «a chi non piacerebbe?», ma poi aggiunge subito che gioca già «in una grande squadra. Il Sassuolo è una società modello, e ha tutto per mettere in condizione un giocatore per fare il suo meglio».

Caputo, fin qua, ci ha messo quanto ci si attendeva, i 5 gol in 9 presenze ‘allungano’ un curriculum fatto di 438 partite e 175 gol in carriera, nel corso del quale Caputo ha attraversato mezza Italia partendo dalla I categoria pugliese del Toritto. «Ci andavo in treno, al campo, ci mettevo 40 minuti e l’anno successivo sono passato alla squadra della mia città, l’Altamura, proprio per evitare di spostarmi». Invece, da lì in avanti, Caputo non ha mai smesso di spostarsi, dalla Puglia alla Campana, dalla Toscana alla Liguria, ancora n Toscana e poi Emilia Romagna. E non ha mai smesso di viaggiare per rincorrere palloni da calciare alle spalle dei portieri.

«Ho sempre giocato attaccante, e nel calcio ho sempre messo tutta la passione e la voglia che ho», dice Caputo, arrivato alla meta della massima serie dopo un percorso lunghissimo «che tuttavia mi ha fatto crescere. Mai giocato un Primavera o Berretti. Rimpianti? Se sono arrivato in A così tardi significa che un motivo c’è, ma io sono contento di quello che ho fatto e di quello che sto facendo».

Abita a Modena con la famiglia, ovvero la moglie («è di Altamura come me, ci conosciamo da sempre, e mi ha sempre seguito a prezzo di grandi sacrifici, perché mica è vero che sa sempre tutto facile») e tre figli di 10, 5 e 3 anni, è felice protagonista di un Sassuolo ambizioso, è diventato ragionevolmente ricco e abbastanza famoso da essere fermato per strada («e la cosa da’ soddisfazione, lo ammetto») anche adesso che la Puglia l’ha lasciata da un po’,ma con la sua terra ha mantenuto legami ben saldi, grazie anche all’avventura imprenditoriale intrapresa «con due amici che adesso sono miei soci».

Produce, come noto, una birra artiganale, Caputo, «e la facciamo con il pane di Altamura, per quello si chiama birra Pagnotta». Dice di berne poca, di birra, Caputo, e i motivi sono ovvi, ma è il testimonial ideale per un prodotto che, dice, «tiene bel saldo il mio rapporto con i posti in cui sono nato e ai quali devo tanto». Già, anche adesso che è in serie A e segna con frequenza da prima pagina – lo score nella massima serie, tra Empoli e Sassuolo, dice 47 gare e 22 gol, se allunghiamo lo spettro alle ultime quattro stagioni, tra B e A, le gare sono 206, i gol 93 – Caputo mica si dimentica quando, sedicenne, prendeva il treno per andare a Torritto. 16 anni, 483 partite e 175 gol dopo rieccolo, il bomber di provincia.

La voglia di emergere è la stessa, quella di migliorarsi anche. «Sto bene, ho voglia di giocare, mi piace quello che faccio e voglio continuare a crescere». Perché avrà anche 32 anni, Ciccio, ma si sente, parole sue, «un ragazzino». Cui il Sassuolo chiede altri gol per rimettersi del tutto in carreggiata dopo un avvio non semplice. «Ma il bilancio, ad oggi, è positivo: ovvio tuttavia che dobbiamo lavorare sulla continuità e su quei troppi gol che subiamo. Se vogliamo risalire ancora la classifica ci serve maggior equilibrio».