Bruno: "Catia Pedrini è solo da ammirare"

"Modena resta la mia squadra del cuore. Oggi può lottare per il quarto posto. Qui in Brasile è quasi estate e l’epidemia sta calando"

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Sarà lo spettatore straniero più interessato, diviso tra i più recenti compagni di vittorie lato Lube Civitanova e i colori gialloblù difficili da lavare via, una squadra, Modena, che è quella "del cuore" per tanti motivi, non ultimi il "l’ammirazione per Catia Pedrini" o, scavando nell’infanzia, i primi passi al Palapanini sotto lo sguardo di papà Bernardo, a soli otto anni. Bruno Rezende oggi vive a Taubaté, vicino San Paolo, dopo una scelta di vita che lo ha riportato in Brasile e lo condurrà dritto dritto alle sue quarte Olimpiadi a Tokyo 2021: nelle precedenti tre edizioni ha sempre giocato la finale.

Il rientro a casa è stato doloroso, sia per come si è conclusa la sua avventura in SuperLega, senza un saluto, sia per l’infezione da Covid-19, contratta ormai quasi un mese fa.

"Ma sto bene, fisicamente non ho avuto problemi. L’epidemia sta calando qui in Brasile, anche perché sta iniziando l’estate. Aspettiamo il vaccino nella speranza di non avere una seconda ondata come in Europa".

Nel frattempo avete iniziato a giocare e avete già messo in cascina un trofeo?

"Sì, il Trofeu Super Volei è stato una sorta di anticipo del campionato ma anche il finale di quello dell’anno scorso, perché hanno partecipato le otto squadre che erano davanti in classifica al momento dello stop. Lo abbiamo vinto, una prima gioia".

Al Taubaté ha ritrovato Lucas?

"Giocare con lui è sempre speciale, non solo per l’intesa in campo. Sono anche il padrino di suo figlio".

Parliamo di Italia: che sensazione le ha lasciato andarsene senza una partita di addio?

"Mi è dispiaciuto molto: per me non era una questione di trovarmi bene solo a Modena o a Civitanova, dove ho passato anni bellissimi, ma anche un sentimento di accoglienza e rispetto che ho trovato in ogni campo, anche da avversario. Mi manca e mi mancherà ancora".

Sabato si gioca Modena-Lube. Per chi tifa?

"Difficile da dire. Modena per me è la squadra del cuore, come tifo il Botafogo nel calcio. Ho giocato lì, ho avuto tutte le esperienze che conoscete bene. Dall’altra parte però ho tanti amici, la Lube è quasi la stessa dei due anni in cui ho giocato lì. Quando ci sono dentro gli amici è difficile, ma la squadra del cuore rimane Modena".

Una Modena che ha dovuto dire addio a quasi tutti i suoi campioni in estate. Che ne pensa?

"Apprezzo e ammiro moltissimo il coraggio di Catia Pedrini nel continuare a sostenere la pallavolo in città, convinta a rimanere lì per il pubblico e per la squadra. L’anno è molto particolare, ma Catia e ‘Sarto’ hanno fatto il massimo e la squadra è ancora di alto livello: c’è il miglior libero al mondo, un grande alzatore, Vettori sta tornando ai suoi livelli, ci sono Stankovic e Petric. Ci vorrà tempo, ma lotteranno per i primi quattro posti".

Per lo scudetto chi vede favorita?

"Sarà ancora una questione tra Lube e Perugia. Trento ha una grande squadra ma deve ancora sistemare i nuovi innesti".

Tornando a Modena, sono passati solo quattro anni dal ‘triplete’...

"Della squadra che ha vinto tutto sono rimasti in pochi, almeno adesso sono tornati Petric e Vettori e poi c’è il grande Bossi. La cosa più strana però per me è vedere il palazzetto di Modena senza pubblico, senza la sua spinta che lo rende unico. Fa male".

Quello di aprile è stato il suo saluto definitivo all’Italia?

"Non so se è stato un addio. Per esigenze famigliari avevo bisogno di tornare in Brasile e adesso sono felice di essere qui. Secondo me ho ancora altri due o tre anni ad alto livello, e non posso dire che sicuramente non tornerò in Italia: anzi, ci penso".

Alessandro Trebbi