
Un momento dei festeggiamenti di Bonacini per la promozione in serie A
Compie 10 anni oggi una delle imprese più incredibili della storia del calcio italiano. Sono le 22,24 del 28 aprile 2015 e al triplice fischio dell’arbitro Pairetto di Nichelino il Carpi tocca con un dito la sua prima Serie A dopo lo 0-0 con il Bari. Sotto una pioggerella incessante i 5mila del "Cabassi" festeggiano un traguardo nato da una cavalcata da record, che in 6 anni ha portato i biancorossi dalla Serie A al vertice del calcio italiano vincendo 4 campionati. L’impresa porta tante firme, quelle sul campo di mister Fabrizio Castori e del gruppo degli "Immortali", quella dietro la scrivania del ds Cristiano Giuntoli e del patron Stefano Bonacini. Dieci anni dopo Bonacini dal calcio si è preso una pausa che dura ormai da 5 stagioni. Ma il ricordo di quella sera resta limpido.
Bonacini, ricorda quel 28 aprile di 10 anni fa?
"Una serata stupenda. Ricordo che al pomeriggio eravamo a Milano per una riunione della Serie B e siamo venuti in treno a casa col presidente Abodi, che ora è ministro. La squadra aveva già fatto il suo, quella sera c’era solo da timbrare. Ma c’era un’atmosfera bellissima e difficile da dimenticare".
Col Carpi ha vinto 4 campionati: è stata la più bella?
"Di certo la più clamorosa. Ma l’impresa di Lecce rimane quella che ci ha fatto emozionare di più, ottenuta sul campo di una "big" in uno spareggio da dentro o fuori. Il gol di Kabine nel finale è un frame meraviglioso. Diciamo che in campo forse non eravamo ancora consci di quello che stava succedendo".
Chi sente ancora di quel Carpi da Serie A?
"Mister Castori che è passato a trovarmi prima del Sudtirol, poi Giuntoli e il suo braccio destro Pompilio".
Dieci anni dopo cose è rimasto di quell’impresa?
"Io non sono uno che vive di ricordi, preferisco guardare sempre avanti. Ma in azienda ho i quadri di tutte le promozioni e sono sempre lì a portata di sguardo".
Il calcio lo segue ancora?
"Ho fatto l’abbonamento a Parma, ma quest’anno per impegni vari di lavoro ci sono andato appena 3 volte. Grazie a Cristiano sono andato un paio di volte all’estero a vedere la Juve".
Ci sono state possibilità di rientrare?
"Ho avuto molti approcci, ma la cosa sbagliata è pensare di ripercorre le stesse cose fatte a Carpi. Lì era un contesto speciale, il momento, l’età, l’insieme di persone, la forza che veniva fuori da un gruppo aveva creato un’alchimia irripetibile. Sono 5 anni che sono fuori, se mi fosse mancato ci sarei tornato subito. Poi oggi il calcio è ambiato e anche io ho 10 anni in più. Potrei tornare solo in una squadra di amici, ma non credo che accadrà".
Ogni tanto ripensa alla finale del 2017 per la A persa a Benevento o all’algoritmo del Covid che vi tolse la B?
"Peccato perché eravamo vicini a tornare in A, ma a Frosinone sapete tutti come è andata con Ghersini e arrivammo decimato alla finale. E quella squadra di C fermata dal Covid era, fatte le proporzioni, la più forte che ho mai avuto a Carpi".
d.s.
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