Chezzi dopo 46 anni saluta il Castelfranco

"Le mie dimissioni sono irrevocabili. Lascio una società senza debiti e spero che arrivi qualcuno a portare avanti la Virtus"

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di Davide Setti

La notizia era nell’aria da qualche settimana, Paolo Chezzi dopo 46 anni al timone lascia la Virtus Castelfranco e anche il calcio dilettantistico modenese. "Lunedì sera ho dato le mie dimissioni irrevocabili al consiglio – spiega Chezzi – un po’ i miei 71 anni, un po’ gli acciacchi mi hanno fatto perdere quell’entusiasmo necessario per portare avanti un impegno così di spessore. Lascio una società senza debiti, che non deve dare nulla a nessuno e ora spero che arrivi un nuovo presidente che possa portare avanti la gloriosa storia della Virtus: c’era stato un abboccamento con la dirigenza della Vignolese nei giorni scorsi come avete scritto, ma poi non si è fatto più nulla".

Una storia quella del calcio a Castelfranco griffata in modo indelebile in questi 46 anni dalla famiglia Chezzi. Paolo da d.s. prima e ora presidente, la figlia Greta segretaria e "mente" amministrativa e contabile del club e per oltre un decennio Marcello da giocatore prima e allenatore poi.

Paolo Chezzi, una delle figure di riferimento di tutto il calcio dilettantistico regionale, è entrato nel 1976 nella società biancogialla in Terza categoria, poi nel ’91 la fusione Pol-Virtus è stata la svolta per il club, che ha scalato fino alla D conquistata nel ’97 e diventata poi la "casa" biancogialla per un ventennio, impreziosita dalla conquista del salto in C nel 2013 ai playoff, con la successiva rinuncia per motivi economici che qualche anno dopo ha riportato la Virtus in Eccellenza. "Voglio sottolineare che chiudo essendomi lasciato bene con tutti – prosegue Chezzi – amministrazioni, dirigenti, giocatori e allenatori e saluto anche tutti i dirigenti delle altre squadre che ho avuto il piacere di contrare in questi 46 anni. Un grazie speciale va ai miei figli, con Greta che mi ha supportato e sopportato in tanti anni, anche lei uscirà dal Castelfranco. Chi entrerà trova una società sana, con un campo in sintetico e 250 bimbi del settore giovanile, un’eccellenza del territorio. Ho lavorato con sei generazioni di giocatori e una ventina di questi sono andati nei professionisti. Il rimpianto è aver dovuto rinunciare alla C, è stata una svolta in negativo, ma non avevamo i mezzi per farla.

In questi ultimi 20 anni abbiamo fatto solo Eccellenza o D e chiedo ai nostri giocatori che aspettino un attimo ad accasarsi, perché sono convinto che il Castelfranco proseguirà la sua storia. E io sarò il primo tifoso, perché una compagna di viaggio per 46 anni, presa in Terza e portata in D, non si dimentica così facilmente, ma questo era il momento di chiudere".