Il Sassuolo non demerita Ma la Lazio è formato big

I biancazzurri vedono il traguardo Champions e mettono alle corde gli ospiti. Un gol per tempo e per la squadra di Dionisi non c’è nulla da fare.

Un gol per tempo e punteggio classico (2-0) per il Sassuolo che dà strada alla Lazio. Non demeritano, i neroverdi, ma finiscono nella rete di Sarri che li ‘giustizia’ con i gol di Anderson che spacca la gara in avvio e di Basic che la chiude nel recupero. Vale poco, il tanto che fa il Sassuolo, vale di più il cinismo della Lazio, che replica all’Olimpico il risultato dell’andata. Insolitamente raccolto all’indietro in avvio – e vai a sapere se è piano-gara o forza dei biancocelesti – il Sassuolo fa la sua gara, anche se la perde. Dionisi fa turnover ma non stravolge un impianto di gioco che prova ad andare oltre assenze importanti dettate dal giudice sportivo (Pinamonti e Lopez) con un 4-3-3 che ha Berardi dal 1’ e un’idea di gioco che tuttavia a lungo è prigioniera di se stessa. Meglio la Lazio, che ‘vede’ il traguardo Champions e cerca spazi soprattutto sugli esterni. Da una parte Sarri ha Anderson, dall’altra Zaccagni, in mezzo l’Immobile che al Sassuolo in carriera ha regalato dispiaceri a più riprese: l’assetto neroverde si sfarina subito – ma Immobile segna, al 10’, in fuorigioco – e il problema è che da quello sfarinarsi non si riprende, non del tutto almeno per il primo terzo di match almeno. Inventa quanto può, la squadra di Dionisi, ma subisce più del dovuto, e se Consigli ci mette una pezza al 13’ su Immobile, nulla può 1’ dopo sull’affondo con il quale il già citato Anderson porta avanti la Lazio. Ti aspetti, come ti aspettavi, il Sassuolo ammazza-big, che tuttavia, per lunghi tratti di gara, non è pari alla sua fama. Ordinata nel proporsi – al 35’ Henrique va a un passo dal pareggio in coda ad un’azione corale che coinvolge anche Laurientè e Frattesi, a lungo in ombra, prima – ma mai abbastanza incisiva per screziare la fuga di una Lazio che si dispone a difesa del vantaggio. Se non al tramonto del primo tempo, quando Berardi ‘accende’ Frattesi: c’è la traversa, nell’occasione a lasciare tutto come è e ad appendere ai secondi 45’ una partita che il suo padrone lo deve ancora scegliere. Lo sceglierà: Milinkovic e Bajrami sono gli uomini cui Sarri e Dionisi chiedono il passo in più, ma i secondi 45’ raccontano soprattutto quanto avevano raccontato i primi, dopo che la Lazio era passata in vantaggio.

Padroni di casa in gestione, Sassuolo in rincorsa, ma che da faticosa si fa faticosissima. Perché la Lazio concede campo, ma al contempo lo presidia, lasciando le briciole al crescere del Sassuolo. Cui non manca la volontà di riarrampicarsi sul match, quanto piuttosto lo spazio, toltogli da una Lazio che difende con 10 uomini dietro la linea della palla e ‘asciuga’ le velleità neroverdi. Espresse solo in potenza- un mancino di Berardi trova Provedel al 70’ – anche perché la Lazio non fa nulla più che abbassarsi, e quando i neroverdi trovano le trame giuste si ricompatta e arriva al traguardo – massimo - con quel minimo sforzo con il quale Sarri, da’ il via alla volata-Champion’s. Riconsegnando invece il Sassuolo – vicino al pari allo scadere, quando Basic disinnesca Thorstvedt e poi va a prendersi il raddoppio nel finale - alla rincorsa alla parte sinistra della classifica, che ricomincia lunedi contro il Bologna.

Stefano Fogliani