Il Sassuolo riabbraccia Romagna Di nuovo in campo 1.173 giorni dopo

Il difensore dentro contro la Samp nei minuti finali, è la prima volta dopo il terribile infortunio di tre anni fa

di Stefano Fogliani

SASSUOLO

Tre anni. Tre anni e due mesi, da 1.173 giorni lontano dalla prima squadra per l’esattezza. Sampdoria-Sassuolo, ammettiamolo, non passerà alla storia come gara speciale, ma gara speciale a suo modo lo è stata, restituendo a se stesso Filippo Romagna, entrato a fine secondo tempo al posto di Erlic per uno scampolo di gara tutt’altro che banale. Perché il centrale neroverde, in prima squadra, non giocava dal marzo 2020. Sassuolo-Brescia, ultima gara del campionato che chiudeva per Covid, ultima gara nella massima serie anche per il centrale ex Cagliari, vittima di un infortunio gravissimo.

‘Rottura del tendine rotuleo’, la diagnosi, impietosa, cui seguirà un calvario infinito, fatto di ricadute e di ulteriori interventi che hanno obbligato il centrale ad un recupero faticosissimo e non privo di intoppi. "Con quel che c’è in giro, questo è il meno", aveva postato subito dopo l’operazione: l’Italia era chiusa per Covid, lui cominciava la sua rincorsa. Completata a Marassi, al 90’ di Sampdoria-Sassuolo: persa per intero la stagione 202021, Romagna si era riaffacciato al suo essere giocatore a marzo 2022, giocando una gara con la Primavera, poi è tornato nel tunnel, uscendone solo questa estate.

Arruolato da Dionisi per il ritiro, ha fatto un po’ di rodaggio in Primavera – tre gare a ottobre – e il ritiro spagnolo, durante la pausa mondiale, con la prima squadra. Qualche panchina, accanto a Dionisi, tra ottobre e gennaio, poi un nuovo stop dal quale è riemerso a marzo. È tornato a disposizione il 12 marzo, era in panchina quando il Sassuolo ha battuto la Roma, e in panchina è rimasto per 12 gare, abbandonandola venerdi sera, quando Dionisi lo ha riallacciato a se stesso, spedendolo in campo al posto di Erlic. Incubo finito? Ci sarebbe da augurarselo. ‘Chi la dura la vince’, scrisse Romagna a dicembre, facendo capire che ‘vedeva’ il traguardo e non avrebbe comunque mollato. Con quel cognome, d’altra parte, c’era da aspettarselo, che non si sarebbe arreso.

Continua a leggere tutte le notizie di sport su