di Stefano Fogliani SASSUOLO "Tornare in campo è un’emozione indescrivibile, che mi rende felice come un bambino". Sorride largo, Pedro Obiang, nel corso dell’intervista rilasciata a Sassuolo Channel in quel di Vipiteno, e ne ha ben donde. Un anno fa, di questi tempi, venne fermato dai medici a causa di una broncopolmonite cui sono seguite complicazioni che gli hanno fatto saltare la stagione, domenica il centrocampista spagnolo era in campo contro il Real Vicenza, a riannodare se stesso al suo destino, e la fatiche di questo inizio di stagione sono nulla rispetto alle angosce con le quali, suo malgrado, Obiang ha fatto i conti per mesi. "È stato un percorso difficile, ma ne siamo venuti a capo", racconta Obiang: il 5 luglio di un anno fa, racconta, "mi è stata diagnosticata una broncopolmonite cui ha fatto seguito una miocardite. Le tempistiche base per il recupero erano di sei mesi: sapevo che sarebbe stata una strada lunga, e in più occasioni ho avuto paura di dover smettere". Dice, Obiang, che fino a qualche mese fa non sapeva se sarebbe tornato, e adesso se si guarda dietro trova solo persone da ringraziare ("la famiglia neroverde, la mia famiglia, ed Ermanno Rampinini del centro Mapei Sport, oltre ai tifosi che non mi hanno mai fatto mancare il sostegno"), e se guarda avanti ritrova invece se stesso. Il calciatore e soprattutto l’uomo per il quale "ogni giornata è speciale. Riprendere il mio posto nello spogliatoio è stato meraviglioso: l’anno scorso ho provato a stare vicino alla squadra ma sapendo che non potevo andare in campo ha reso tutto molto difficile. Adesso, invece, è un’altra cosa: stiamo gestendo il mio recupero al meglio e anche se la fatica comincia a farsi sentire va bene, perché adesso sono di nuovo un calciatore. So di dovere tanto a chi mi ha aiutato in questo anno difficile, compreso quel Magnanelli di cui sono in tanti a chiedermi se prenderò il posto. Non lo so, so che lui ha fatto la storia del Sassuolo, io ci proverò".