La sfida con il Sudtirol evoca brutti ricordi

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Come fosse un cerchio che si chiude, questa volta per davvero. Insomma, ne è passata di acqua sotto i ponti e per fortuna è passata anche alla svelta, le delusioni sono ormai smaltite e il Modena è tornato dove è sempre stato nel corso della sua storia. Ma quando pensi al Sudtirol, la mente inevitabilmente corre a quel 4 ottobre 2017, ultima apparizione della squadra di Eziolino Capuano prima del fallimento del club. Altri 3 gol incassati quella sera, e non a tavolino come stava accadendo da 4 gare. A Bolzano decidono le reti di Costantino e la doppietta di Tait, per il Modena a segno Momentè e fu l’unico dettaglio positivo in una serata nella quale a vincere furono solo i tifosi che seguirono i gialli in Alto-Adige.

Dal giorno successivo, il calcio modenese sarebbe sprofondato in un buco nero e solo nell’estate del 2018 sarebbe rinato grazie all’impegno dei nuovi, vecchi, presidenti.

Un cerchio che si chiude, dicevamo. Perchè il Sudtirol ha rappresentato un altro momento particolare della storia recente dei canarini. E parliamo di quel 22 febbraio febbraio, giorno dell’ultima partita "normale" prima del lockdown e della pandemia, prima che il calcio dicesse stop e chiudesse le porte ai tifosi. Il Modena di Mignani, reduce dalla sconfitta clamorosa di Rimini con il fanalino di coda, riesce a regalare un’ultima gioia alla gente con l’1-0 firmato da Spagnoli. In campo fu anche un’ultima volta per alcuni canarini, come Ferrario, mentre tra i superstiti figurano solo Gagno, Ingegneri e Narciso. Il Sudtirol tra belli e brutti ricordi, vien da dire. Senza dimenticare il campo e le sue statistiche, quelle mai vittorioso al "Druso" nei tre precedenti a Bolzano, dettaglio piuttosto motivamente di per sé per provare a chiudere il cerchio dei ricordi anche con una vittoria e una Coppa, super, da alzare per rendere il tutto ancor più emozionante.

Alessandro Troncone