Magnanelli e la nuova vita da allenatore

Ieri la sua ultima conferenza da calciatore. Resterà nella famiglia neroverde."Il ricordo più bello? La promozione in serie A"

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La vigilia di Sassuolo-Milan? Diciamo che è la partita del Milan, più che del Sassuolo, e la vigilia se la prende tutta capitan Magnanelli, che giovedi ha comunicato come oggi darà l’addio al calcio giocato. Difficile possa essere in campo, anche se lo meriterebbe, almeno per una manciata di minuti, ma vallo a sapere: sta di fatto che in conferenza stampa parla lui, e non il tecnico Alessio Dionisi, e non solo per dire, puntando l’obiettivo sulla gara odierna, che "giocheremo per vincere. E dovessimo uscire sconfitti non sarà perché ci siamo tirati indietro, mentre se vinciamo è perché siamo bravi". Ma anche e soprattutto per salutare, e chiudere una carriera che ne ha fatto simbolo e bandiera del Sassuolo salito dalla C2 alla A e finito pure in Europa, annunciando la sua permanenza all’interno di una società che, dice commosso, "mi ha dato tanto, permettendomi di fare un percorso unico".

Diciassette stagioni con addosso la stessa maglia, indossata più di 500 volte. Una vita, più che una carriera, "ma un certo tipo di percorso – aggiunge- non si fa se non si fa in due: io ho voluto fosse questo, ma dall’altra parte c’è sempre stato il Sassuolo". Ringrazia la famiglia Squinzi, Magnanelli, con un pensiero particolare al Signor Mapei ("dall’alto lui e sua moglie credo siano contenti di quanto ho fatto"), e ringrazia la famiglia vera e propria (i genitori e la moglie Annalisa) oltre che quella neroverde di cui resterà parte. "Per me – annuncia - si chiude un capitolo e se ne apre un altro altrettanto stimolante e in un mondo che non so come funziona. Imparerò, e spero di poter adattare la mia esperienza nel ruolo di allenatore: la società mi ha proposto qualcosa di bello e ne sono contento". Ruolo non ancora del tutto definito, o non annunciato, all’interno dello staff di Dionisi, con compiti ibridi tra campo e scrivania, in attesa di capire che piega prende il futuro. Perché al netto delle certezze, tutte neroverdi, a quello legate, sono presente e passato del capitano neroverde ad attraversare, come una scossa, l’ultimo hurrà del Magnanelli giocatore. "Non sono stato baciato da un talento incredibile, ma qualcosa dentro l’avevo, evidentemente. Ci sono valori sui quali ho costruito tutto, spingendo su quelli giorno dopo giorno. E se essere qui, oggi, è la mia vittoria più grande, sono stato anche fortunato ad incontrare persone che, con me e come me, hanno voluto fare qualcosa di unico e raro". Tecnici e compagni di squadra: Magnanelli è cresciuto con loro, "e quello che ho fatto – rivendica – l’ho fatto a modo mio, mettendomi sempre in discussione. Lascio una squadra forte, compagni di squadra meravigliosi che, da domani, avranno un rompiscatole in meno con cui misurarsi in campo e magari vinceranno qualche partitella in più".

Già: i momenti più belli ("la conquista della serie A") come i più bui ("l’infortunio che mi tenne lontano dal campo cinque mesi") vanno di pari passo, quando il passo è quello dell’addio, ma se l’addio è solo un arrivederci allora tanto vale commuoversi un po’, come fa il capitano neroverde, ma essere già pronti a ricominciare. Perché il domani sarà diverso, ma è dietro l’angolo.

Stefano Fogliani