Magnanelli: "Era il finale che sognavo"

"Mi sono commosso, lo stadio pieno, gli applausi dei tifosi anche avversari, la mia famiglia in tribuna: di più non potevo chiedere"

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Anche il suo primo giorno da ex è "un condensato di emozioni. Diverse da quelle di domenica, ovvio, ma sempre emozioni sono, dopo una settimana particolarmente intensa. Che si è chiusa non con il risultato che speravo avremmo raggiunto contro il Milan, ma con quello che volevo fare, ovvero essere in campo". Dal campo è uscito battuto ma non vinto, il Francesco Magnanelli che si racconta ai tavolini della ‘sua’ piazza Garibaldi, che lo ha visto festeggiare i trionfi più belli del Sassuolo e ricevere la cittadinanza onoraria, a saldare un legame speciale con Sassuolo, "da cui ho ricevuto attestati di stima anche inattesi sempre, e soprattutto in questi ultimi giorni". Vero: non c’è passante che non si fermi a salutare il capitano (che ha una parola per tutti) che lascia il calcio giocato "al momento giusto, dopo – dice - averci pensato tanto. Il mio percorso l’ho fatto: adesso sono pronto, anche mentalmente, a cominciarne un altro"

Con che vesti, esattamente?

"Mi piacerebbe, un domani, allenare: vedremo con la società se cominciare dallo staff di Dionisi o da una giovanile. Resto un uomo di campo, con la voglia di sporcarsi le mani, e di sentire ancora l’erba sotto i piedi"

Ne hai calpestata parecchia, in effetti, accanto a centinaia di giocatori: quali i più grandi?

"Mi limito alla serie A e dico Berardi su tutti. Poi Locatelli, Demiral, Acerbi e Cannavaro, Vrsaljko, Pellegrini, Traore, Raspadori, Caputo. Non è un undici, ma una top ten..."

E i migliori amici incontrati in carriera?

"Masucci e Pansalfini, Pagani e Bianco, Troiano e Pomini. Sono sempre andato d’accordo con tutti, ma con loro ho diviso tantissimo, e molti di loro erano allo stadio, ieri sera"

Torniamoci anche noi: doveva essere solo una passerella, e invece…

"Invece il mister mi ha detto che serviva più equilibrio in mediana e mi ha fatto entrare. Peccato per il risultato, ma io ho avuto il finale che volevo, in uno stadio pieno, con gli applausi anche dei tifosi avversari, con la mia famiglia sugli spalti e con i tifosi del Sassuolo che mi hanno commosso"

Con loro legame speciale: Magnanelli, per la Sassuolo neroverde, è un totem..

"I tanti ‘grazie’ che ho ricevuto, anche da chi allo stadio viene di rado, vanno di pari passo con il sostegno di cui il tifo neroverde mi ha sempre gratificato. E la cosa che mi ha fatto più piacere è che in moltissimi hanno apprezzato l’uomo, non solo il calciatore"

L’uomo Magnanelli ha scelto in Sassuolo la ‘sua’ casa, il calciatore Magnanelli, in casa, ha giocato in tre stadi diversi: qual è il ‘suo’ stadio?

"In egual misura tutti. Il Ricci è lo stadio del cuore, dove capita che vada ancora a fare due corse, al Braglia lego la partita contro il Livorno, la più importante della mia carriera, mentre il Mapei è lo stadio della A, che Giorgio Squinzi ha voluto per noi, e dove il Sassuolo ha giocato in Euroleague. Tutti e tre hanno qualcosa di magico, e un posto importante nella mia vita di calciatore"

Vita da calciatore che Magnanelli ha vissuto sempre a Sassuolo…

"Perché qui ho la mia dimensione, gli affetti e le amicizie. E perché ho scelto di viverci, trovando quello che cercavo per me e la mia famiglia… Qui sono arrivato ragazzino, sconosciuto ai più, qui mi sono affermato professionalmente, sono diventato uomo, marito e padre e sinceramente fatico ad immaginarmi lontano dai luoghi e dalle persone che frequento quotidianamente"

Che sono?

"Le scuole dove accompagno i miei figli, il parco dove porto a spasso Bob, il mio cane, i bar per le colazioni e qualche aperitivo, e più in generale il centro dove ho sempre abitato. Poi le amicizie, quasi tutte extracalcistiche, che si sono cementate negli anni. Sono un uomo tranquillo, questo è il mio contesto: e non escludo che anche il feeling speciale con questa gente e questa città mi abbia aiutato a fare quello che ho fatto".

Stefano Fogliani