Montanaro: "Sassuolo è sempre nel cuore"

Il brasiliano trascinò l’Edilcuoghi alla Coppa Italia di volley nel 1981: "Mangiavo da Juffa, ingrassai 12 chili. Che bravo il prof Guidetti"

Montanaro: "Sassuolo è sempre nel cuore"

Montanaro: "Sassuolo è sempre nel cuore"

di Doriano Rabotti

A Sassuolo se dici il suo nome tutti si ricordano subito. Perché a Josè Montanaro è legato il miglior risultato nella storia degli sport di squadra per la capitale delle piastrelle, il successo in Coppa Italia nel 1981 centrato da quella Edilcuoghi che ancora oggi vive nel ricordo di tanti tifosi. Oggi Josè Montanaro, che nella finale di Ancona fu il trascinatore di un gruppo guidato in panchina dal professor Adriano Guidetti, vive in Brasile dove si occupa di mercati finanziari.

Montanaro, che cosa ricorda di quegli anni a Sassuolo?

"Ho solo ricordi positivi, erano bellissimi tempi. Io ero molto giovane, avevo 21 anni ed ero l’unico straniero della squadra, che mi ha protetto benissimo. Mi sono fatto tanti amici".

Che luoghi frequentava?

"Andavo a mangiare da Juffa, che conoscono benissimo anche i tifosi della Panini. Mangiavo talmente bene che il primo anno sono ingrassato dodici chili, Juffa e sua moglie mi facevano i tortelloni panna e funghi, ho scoperto il parmigiano e il prosciutto. Per loro ero come un figlio, se il ristorante era chiuso mi portavano a casa loro, come il prof Guidetti".

Che ricordo ha del tecnico?

"Io sono grato a tutti, anche ai miei compagni, perché mi hanno insegnato molto. Giocavo bene, ma avevo ancora molto da imparare, e nel tempo passato a Sassuolo sono maturato. Adriano era un allenatore molto preparato sull’educazione fisica, un maestro che insegnava benissimo i fondamentali, che insisteva molto sulla riduzione degli errori. In palestra era rigido come un allenatore deve essere, fuori dal campo era un papà. Sono contento per la carriera di suo figlio Giovanni, so che è molto bravo. Lo portavo in braccio quando era un bambino".

E’ ancora in contatto con i vecchi compagni?

"Se li sente me li saluti. So che Gigi Sacchetti è un ottimo medico, mi ricordo di Cesare Zanolli, di Mauro Saetti Baraldi, di Ghigo Zini, Di Bernardo, Venturi, Gigi e Oreste Vacondio, di Gigi Giuliani, del povero Andrea Campani che ci ha lasciato".

Il suo connazionale Rajzman disse di aver visto la neve per la prima volta a Modena.

"Io l’avevo già vista anche in Argentina e in Cile. Ma ho sciato per la prima volta in vita mia a Madonna di Campiglio, anche se in teoria non si poteva..."

Di quella Coppa Italia vinta ad Ancona che cosa conserva?

"Nel mio ufficio di casa ho un poster dell’Edilcuoghi. Mi fa piacere che quello sia ancora il massimo risultato nella storia sportiva di Sassuolo. Ricordo che c’era il mio amico William da Silva che giocava a Catania".

Contro la Panini era la partita più importante dell’anno...

"Era un derby sentitissimo, Modena teoricamente era più forte e aveva più tradizione, con Rajzman siamo ancora amici, ma sotto rete era sempre un avversario".

Lei poi fu naturalizzato, doveva giocare da italiano l’anno successivo.

"Mio nonno era di Polignano a mare, in Puglia. Quella vicenda avviò un processo che poi avrebbe aiutato molti stranieri, aprimmo le porte della carriera a tanti ragazzi. Anche se subito litigai con il presidente della federazione brasiliana Nuzman e con il mio club, il Paulistano. Nuzman bloccò tutti i transfer per i brasiliani, che furono costretti a tornare a casa".

È mai tornato in Italia?

"Sì, nel 2011, con il club per cui lavoravo, il Sesi di San Paolo. Passammo da Milano, poi volammo a Doha al mondiale per club".

È rimasto nel volley?

"No, ho smesso nel 2016. Ora sono amministratore di una società finanziaria. Ma ogni giorno guardo quel poster e porto Sassuolo nel cuore".