"Obiettivo? Far crescere questa Primavera"

Il tecnico dei baby neroverdi, Emiliano Bigica: "Ma se a fine stagione avremo raggiunto i playoff, sarò ancora più contento"

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L’etichetta ‘sorprendente’ appiccicata alla sua Primavera, imbattuta e quarta in classifica dopo 9 giornate, non gli dispiace. Ma la ‘sorpresa’ neroverde, dice il tecnico Emiliano Bigica, "viene da lontano: in ritiro abbiamo lavorato nel modo giusto, ci siamo conosciuti, abbiamo affinato l’intesa e costruito quell’identità che ci ha permesso di raggiungere questi risultati: ma in Primavera1 di scontato non c’è nulla".

Lei però parla già di playoff: perché vede la squadra pronta o perché c’è la possibilità di giocarli in casa?

"Soprattutto per il secondo motivo: le finali le organizza il Sassuolo e vorrei giocarle"

Il campionato Primavera, però, si é fatto competitivo: lo giocano più ‘seconde squadre’ che squadre giovanili…

"Con retrocessioni e promozioni il livello si è alzato, come l’attenzione al risultato e le tensioni. Ma è giusto così, serve a far crescere i ragazzi e pazienza se qualcuno al risultato sacrifica il gioco. Non è, però, il nostro caso: a me la società chiede prima il gioco e la crescita dei giovani, poi il risultato"

Bigica per i suoi ragazzi è più un padre, un fratello o è solo l’allenatore?

"Cerco di essere tutte e tre le cose"

Meglio lavorare con ragazzi ‘forti’ o ‘intelligenti’?

"Se uno è forte è anche intelligente"

D’Andrea in serie A è una soddisfazione per il tecnico che lo allenava o una risorsa in meno per la Primavera?

"Una soddisfazione, la stessa che provo ogni volta che vedo chi ho allenato andare lontano. Tra i miei compiti c’è anche quello di preparare i ragazzi alla prima squadra, ne sono consapevole, ma da questo punto di vista sono fortunato perché Dionisi è molto attento ai miei, nel senso che se non ne ha bisogno, o non li ritiene pronti, non li chiama. Diciamo che sono felice quando D’Andrea va in prima squadra, strafelice quando posso utilizzarlo io"

Cos’ha D’Andrea più di altri che alla prima squadra si sono affacciati senza emergere del tutto? Esistono le sliding doors, nel calcio?

"Esistono, nel calcio come nella vita. Il motto ‘al posto giusto nel momento giusto’ è sempre valido, poi è ovvio che tutto dipende da come ti giochi le tue chances. Da questo punto di vista Luca è stato super"

A proposito di ‘al posto giusto nel momento giusto’, perché scelse, 3 anni fa, il Sassuolo? Con la Fiorentina aveva raggiunto risultati importanti e il Sassuolo è una ‘piccola’…

"A Firenze cambiarono la società e le cose. Quando mi ha chiamato Palmieri, che conosco e stimo, non ci ho pensato due volte. Qui c’è tutto per lavorare bene…"

Non le pressioni: meglio un ambiente ovattato e familiare come questo o la grande piazza?

"Non c’è un meglio o un peggio. Qui siamo nella condizione di lavorare al meglio, ci sono mezzi, strutture, organizzazione. Ma è vero che le pressioni mancano, e allora tocca a me tenere alta l’attenzione dei ragazzi. Non dimentichiamo che parliamo di giovani, con quel che ne segue a livello caratteriale"

Questa estate c’era aria di possibile addio… Solo voci?

"L’occasione c’è stata, ma io qui sto bene e lavoro volentieri. Oggi sono contento di quello che faccio, e soddisfatto del mio percorso"

Allenare i grandi è un obiettivo, però…

"Certo, ma diamo tempo al tempo: abbiamo ancora parecchio da fare, qui a Sassuolo"

E l’azzurro? Per la Federazione è stato osservatore e tecnico: parentesi chiusa?

"Fare l’allenatore è un altro mestiere rispetto a quello di ct. L’esperienza federale mi ha arricchito, ma la valuterei, nel caso, dopo aver smesso di allenare. Adesso mi piace andare in campo tutti i giorni…"

A fine stagione sarà contento se...?

"Se porto il Sassuolo ai playoff. Poi si vedrà"

Stefano Fogliani